La recensione del film La Corrispondenza

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LA CORRISPONDENZA - RECENSIONE

La Corrispondenza recensione
Recensione

di R. Baldassarre
[La Corrispondenza recensione] - Dopo l'infelice storia d'amore de La migliore offerta, con La corrispondenza Giuseppe Tornatore crea un'altra vicenda amorosa con finale tragico e beffardo. Però, scandagliando la filmografia dell'autore siculo, si ha la prova che l'amore – tragico – tra un uomo e una donna pervade potentemente i suoi racconti filmici. Ad esempio, anche nella sua più nota pellicola Nuovo Cinema Paradiso, oltre alle pene d'amore cinematografico perdute c'era anche una malinconica riflessione sul rimpianto di un amore non nato, quindi scomparso. La corrispondenza, ideato e scritto da Tornatore stesso, è un racconto a due voci, dove il grande amore tra due comuni figure umane viene spezzato nuovamente dal destino. E su questo spunto, corroborato dalla metafora astronomica, l'autore siculo adotta la classica storia epistolare, però aggiornandola attraverso le nuove tecnologie comunicative, che permettono di eternare parole e immagini dei due sfortunati amanti. Un racconto passionale e tragico che rievoca il fatale amore carnale e intellettivo di Abelardo ed Eloisa. Dopotutto Ed Phoerum è un nuovo Abelardo "castrato" dal fato, che lo ha privato – e ha privato Amy – di una relazione fisica con la sua partner. Permeato da un alone di mistery Hitchcockiano, La corrispondenza mostra, per l'ennesima volta, i pregi e i molti difetti dei racconti filmici e visivi architettati da Giuseppe Tornatore. Eliminate le "smargiassate" stilistiche prepotentemente presenti nelle opere precedenti, Tornatore prosciuga la sua regia – tranne qualche vanitoso vezzo inutile che ancora gli sfugge di mano –, e costruisce stabili e gelide immagini che rappresentano lo stato psichico e sentimentale di Amy. Le sue usuali "spacconate", invece, si riversano negli abbondanti dialoghi. Conversazioni venate di prosopopea e soliloqui velleitari fatti di riflessioni che vorrebbero essere disquisizioni filosofiche, ma che sono solamente spicce dissertazioni di superficiale saggezza. Eppure, nelle pieghe dei molti errori, si scorge in La corrispondenza un film sincero, un piccolo racconto che vuole essere una tenera e non melensa storia d'amore. Tolte le brutte (o ridicole) sequenze meta-cinematografiche di stunt, e le scene ambientate a Borgoventoso, rimangono affascinanti gli smarriti pellegrinaggi d'indagine che Amy fa per dipanare la misteriosa scomparsa del suo Ed. Però i vertici visivamente emotivi – e sonori – sono raggiunti nei momenti in cui Amy è sola in casa e ascolta/vede i messaggi di Ed, e Tornatore, accompagnato dalla minimalista musica di Ennio Morricone, riesce a rendere il profondo smarrimento e la solitudine umana in cui si trova lei. Amy Ryan è l'ultimo (per il momento) ritratto femminino realizzato da Giuseppe Tornatore. Uno dei tanti volti – e corpi – con cui Tornatore si è circondato, come già faceva Virgil Oldman in La migliore offerta. Amy è una ragazza sicura e fragile allo stesso tempo, e incarna la paura e il desiderio, i due poli emotivi presenti in tutto il cinema di Tornatore. Amy ha paura di affrontare la verità, del suo passato e del fatale presente, però allo stesso tempo ha il desiderio di continuare a scoprire quel vero da cui è terrorizzata. (La recensione del film "La Corrispondenza" è di Roberto Baldassarre)
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