La recensione del film La Comune

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

LA COMUNE - RECENSIONE

La Comune recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[La Comune recensione] - Copenhagen, 1975. Erik (Ulrich Thomsen) è un architetto che insegna all'università. La moglie Anna (Trine Dyrholm) è il popolare volto del tg della sera. Con loro c'è Freja, figlia adolescente che si sta affacciando adesso alla vita. Per lui, l'enorme e ingombrante casa di famiglia appena ereditata è qualcosa di cui liberarsi al più presto, perché "vivere insieme significa potersi percepire, vedere, sentire, ascoltare". E quella casa è troppo grande per loro tre soli. Lei invece crede che "un ambiente ristretto ti rende di vedute ristrette", e quell'edificio rappresenta allora l'occasione per realizzare il sogno di una vita: trovare altre persone e creare una comune. Ecco così che si uniscono a loro gli amici Ole, Mona, Allon, Steffen e Ditte, con il loro piccolo Vilads, che a tutti dice che "morirà prima dei nove anni". Il danese Thomas Vinterberg torna al cinema con "La comune", che al festival di Berlino di quest'anno ha fatto ottenere alla Dryrholm l'Orso d'argento come migliore attrice. Una pellicola dal sapore autobiografico, visto che il regista (classe 1969) ha vissuto in una comune dai 7 ai 19 anni. Dopo capolavori come "Festen" e "Il sospetto", con ironia e leggerezza Vinterberg racconta ancora le complessità e le fragilità dell'animo umano, descrivendo la difficile parabola di nascita, realizzazione e fallimento di un'utopia. E se all'inizio il regista ci invita a seguire le dinamiche di questa stramba famiglia allargata, con il procedere del film stringe lo sguardo sul triangolo Anna-Erik-Emma, giovane amante del protagonista, e di come questo nuovo ingresso nella casa renda difficile la convivenza, per tutti. Intanto Freja, spettatrice silenziosa di quanto accade, affronta da sola la sua personale educazione sentimentale, cercando di restare in piedi mentre il mondo intorno a lei si sgretola. È suo, in realtà, l'occhio attraverso il quale osserviamo questa strana famiglia. Il sogno di Anna, che da donna carismatica e sicura di sé è costretta ad ammettere e accettare le proprie debolezze; la collera di Erik, che in fondo non voleva vivere in una comune; gli altri abitanti della casa, fermi nel cercare di far rispettare le "regole" che si sono autoimposti, ma incapaci a instaurare rapporti "veri" gli uni con gli altri. "Ognuno sceglie la propria famiglia", recita la locandina del film, ed è da questo presupposto che nasce l'utopia collettiva della comune. Ma se vivere insieme vuol dire soprattutto imparare a condividere (quel "potersi percepire, vedere, sentire, ascoltare" che invoca Erik all'inizio) a prescindere da tutto, cosa fare quando ciò viene meno? Da vedere. (La recensione del film "La Comune" è di Giulia Mazza)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "La Comune":




Torna ai contenuti | Torna al menu