La recensione del film La città incantata

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

LA CITTA' INCANTATA - RECENSIONE

La città incantata recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[La città incantata recensione] - Siamo in molti a considerare Hayao Miyazaki uno dei più bravi cineasti d'animazione, nonché fumettista, sceneggiatore e produttore giapponese, fondatore dello Studio Ghibli insieme al collega Isao Takahata. La sua particolare sensibilità verso il mondo dell'infanzia la si può apprezzare nei numerosi film che prediligono temi tanto cari al divenire adulto. "Il mio vicino Totoro", "Ponyo sulla scogliera", "Kiki consegne a domicilio", "Laputa, il castello nel cielo" rappresentano il mondo dell'infanzia, bambini che si preparano a capire le avversità del mondo."La città incantata", premio Oscar 2003, è un vero capolavoro di arte cinematografica d'animazione, in cui la forte sinergia tra i mezzi di comunicazione che Miyazaki usa, crea una vera e propria cultura visiva del genere, con una sintassi ricca di unità crescenti di segni e simbologie che caratterizzano il cinema del cineasta nipponico. Chihiro è in viaggio con il papà e la mamma verso la nuova casa. La famigliola ad un certo punto del viaggio si ritrova su una strada sterrata che termina davanti ad un misterioso tunnel. Anche se i genitori di Chihiro decidono di attraversare il tunnel, la bambina è catturata da un'ansia quasi aggressiva nei confronti del padre e della madre. Ma il viaggio ha ben presto inizio e Chihiro si troverà imprigionata in un mondo fantastico, approderà alle terme delle anime di Yu-baba, una fantastica e spregevole gnometta che tenterà con tutte le sue arti malefiche di catturare per sempre la povera Chihiro, cambiandole il nome in Sam. L'architettura fantastica della narrazione, carica di colori spettacolari, scene maestose in cui scale che si arrampicano verso l'infinito, che salgono e scendono (richiamano le scale di Escher), personaggi di un curioso mondo di spiriti, l'amicizia importante con il sibillino Haku, il senso di responsabilità di Chihiro nella accanita ricerca di un lavoro, sono temi che articolano un gioco allegorico di simboli e simbologie a pieno titolo legati alla pedagogia evolutiva. Chihiro nel suo viaggio incredibile e possiamo anche ammettere senza tempo com'è il mondo degli spiriti, acquista consapevolezza di se stessa nelle innumerevoli prove che affronta anche con coraggio. Il dualismo bene-male, l'ipocrisia e la cattiveria, l'amore, emozione magica, sentimento di trasformazione autentica, che nasce tra Chihiro e Haku, sono tematiche che caratterizzano quel romanticismo realista di Miyazaki, privilegiando il messaggio positivo della conquista del futuro con perseveranza e saggezza. Chihiro, bambina insicura e piena di paure, diventa consapevole di aver ricevuto strumenti necessari per poter affrontare il seguito della sua vita sicuramente non senza ostacoli ed incognite. La fiaba fantastica ad un certo punto ha fine. Quel meraviglioso treno, che la bambina vede all'inizio della fiaba, la porterà nelle tappe della vita con quel bagaglio fantastico, un tesoro di esperienze fiabesche, ma concrete. (La recensione del film "La città incantata" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "La città incantata":




Torna ai contenuti | Torna al menu