La recensione del film La casa sul mare

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LA CASA SUL MARE - RECENSIONE

La casa sul mare recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[La casa sul mare recensione] - La malattia dell'anziano padre obbliga tre fratelli a fare ritorno dopo tanti anni alla casa natale e lì la convivenza forzata porterà i tre a liberare antichi rancori, gelosie, dolori repressi. Spunto non nuovo. Anche l'ultimo Muccino, ad esempio, ruotava attorno ai medesimi presupposti. Ma laddove in Muccino tutto è plateale, sovraccarico, gridato, ogni scena una sceneggiata, Guediguian procede per sottrazione, togliendo, raffreddando gli animi, forse perfino in maniera eccessiva, tanto da arrivare a sfiorare l'insensibilità, un rigore didascalico che sfocia talvolta nell'indecifrabilità, dei comportamenti, dei sentimenti, dei pensieri. Siamo forse abituati ad un cinema troppo esplicito, che suole sottolineare con squilli di trombe ogni sussulto dell'anima, per renderci conto che nella vita reale gli eventi più tragici avvengono nel silenzio totale. Le differenze non finiscono qui perchè mentre in Muccino i dissidi sono privati e riguardano esclusivamente la sfera dei rapporti interpersonali, in Guediguian lo sguardo si fa più ampio, dal piccolo all'universale, per abbracciare la storia, la geografia, la società, la politica. Assistito e accompagnato dal consueto gruppo di amici attori, la moglie Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan, Guediguian continua la sua inesausta riflessione sulla condizione dei ceti più deboli, in quello spazio di terra intorno a Marsiglia, lui figlio di un operaio cresciuto a Marsiglia, le loro speranze, le possibilità di riscatto. Alla stregua di Ken Loach ma con maggiore e forse più onesta imparzialità. L'infermità del padre, la delusione dei figli, l'arrendevolezza dei vecchi e lo spaesamento dei giovani. Non lo esprime mai direttamente eppure tutto ne La casa sul mare ci conduce al senso di fine, di morte, di crisi, di fallimento: la fine delle illusioni, la morte delle utopie, la crisi degli ideali rivoluzionari traditi senza nemmeno un colpevole da cui discende il fallimento esistenziale e professionale. Sembra che sia tutto qui ma poi qualcosa succede, qualcosa di inaspettato, di imprevisto, qualcosa di impercettibile che accade e subito nemmeno te ne accorgi, un nuovo amore, un nuovo stimolo, qualcuno di cui prendersi cura. La prova tangibile che la vita è più grande delle nostre personali miserie. Che accada lì, nella casa avita, non è casuale. Lì ci siamo noi. E' come se Guadiguian ci volesse dire che è alle radici, agli affetti e ai ricordi che impregnano l'aria e la terra che bisogna ritornare per ripartire e non è necessario andare troppo lontano per trovare se stessi. E così gli echi delle urla dei bambini che sembrano rimbombare in un altrove remoto, sembrano in grado di scuotere anche una coscienza ormai assopita. (La recensione del film "La casa sul mare" è di Mirko Nottoli)
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