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La Casa recensione] - Fede Alvarez balla da solo. Il nuovo La casa, scritto e diretto con l'occhio allo script di Sam Raimi di qualche anno fa, ha ambizioni dichiarate: ricavarsi una nicchia tutta sua. Per marcare il passo non solo dall'originale ma soprattutto dalla masnada di rifacimenti ammiccanti e comic-splatter parodistici, il regista uruguayano plasma un horror serissimo e spietato, che glissa sulle digressioni umoristiche della saga di Raimi e rimane concentrato sull'obiettivo principe: fare paura. L'ossatura della trama resta quella: un gruppo di ragazzi, riunito in una casa isolata, viene assalito da oscure potenze infernali. Ma in questa versione postmoderna, che ha inalato gli umori e le suggestioni di una società sempre più pervasa di malesseri, il movente che ispira le azioni dei protagonisti attiene a una piaga quanto mai attuale: aiutare un'amica a disintossicarsi dalla droga. Ed è proprio l'aggiunta di questo particolare, che accentua il disagio dello spettatore e rende più accorata la partecipazione degli interpreti, l'elemento che da fa la differenza. Mentre nelle pellicole precedenti l'invasione demoniaca si dava ex abrupto, senza giustificazioni o parallelismi, nel film di Alvarez è un'emanazione esasperata della disperazione in cui versa la protagonista e che contagia in breve i suoi compagni di sventura. L'escalation di alterazioni fisiche e violenze autoinflitte evoca ripetutamente il dolore fisico e lo strazio alienante delle crisi di astinenza e l'intero percorso compiuto dai personaggi è la proiezione orrifica della via crucis dei drogati che lottano contro la dipendenza. Sottotesti morali a parte, Alvarez è bravo nel disegnare una sua casistica maledetta, una sua iconografia del male di matrice soprannaturale. Le possessioni, gli scoppi di follia e i raptus omicidi dei personaggi sono descritti con una precisione e una crudezza mirabili: gioia pura per gli amanti del genere, croce per chi fa fatica a digerirlo. I paragoni con il primo La casa sono inevitabili, per quanto si rifugga dall'etichetta di remake. Se il film di Raimi ha il merito di aver creato un culto, la libera citazione di Alvarez ha almeno quello di aver scelto una chiave di lettura diversa.
(La recensione del film "
La Casa" è di
Elisa Lorenzini)
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