di P. Ottomano
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La casa delle estati lontane recensione] - Politica e dramma interiore si mescolano nella Casa delle estati lontane (Rendez-vous a Atlit), una storia che racconta di tre sorelle che si ritrovano nella cittadina di Atlit (Israele) per vendere la casa di campagna che fu dei genitori. La storia è ambientata nel 1995, momento in cui molti ebrei di Francia tornano nella propria Terra alla ricerca di un clima più sereno e accogliente - in realtà comunque incrinato dal perenne conflitto con i vicini palestinesi. Divise tra Storia e storie personali, Cali, Darel e Asia non ritrovano soltanto frammenti della propria infanzia e adolescenza, ma i loro stessi genitori a far loro visita, sotto forma di apparizioni fantasma che si presentano proprio quando le tensioni tra le figlie sembrano allontanarle di più l'una dall'altra.
Proprio tali apparizioni, se da una parte avrebbero lo scopo di riavvicinarle e sanare i loro piccoli rancori, dall'altra minano la decisione di vendere la casa, acuendo i contrasti - forse non così sopiti - e conducendo la storia verso qualche cliché che poteva essere evitato: fratelli (o sorelle, appunto) che si ritrovano in un luogo in cui hanno trascorso tanto tempo insieme, capace però di risvegliare tanto il meglio quanto il peggio di loro stessi.
La Storia, però, giunge in soccorso delle tre protagoniste e ha la precedenza sulle vicende personali, quasi effimere, di ognuna di loro: tutte e tre si ritrovano l'una al fianco dell'altra per partecipare alla manifestazione di massa del 4 novembre, a Tel Aviv, e affermare un comune desiderio di pace. Proprio poco prima che il primo ministro Yitzhak Rabin fosse ucciso. Se non è possibile sperare in una pace politica, diffusa, è almeno possibile trarre il meglio che si può da una tragedia inevitabile: rinsaldare i legami che ci permettono di sopravvivere, nonostante tutto.
(La recensione del film "
La casa delle estati lontane" è di
Paolo Ottomano)
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