La recensione del film La brava moglie

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LA BRAVA MOGLIE - RECENSIONE

La brava moglie recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[La brava moglie recensione] - Il destino di una donna è diventare una brava moglie, una brava madre e soprattutto adempiere bene ai lavori domestici, perché la famiglia abbia tutte le garanzie possibili. Siamo in Alsazia in una scuola per buone mogli diretta da Paulette Van Der Beck (Juliette Binoche), insieme al marito Robert (Francois Berleand), maschilista e dominante, e la sorella di lui, Gilberte (Joland Moreau). Siamo comunque alle soglie del '68 e nelle piazze parigine i primi tumulti annunciano la rivoluzione di genere. Intanto Paulette, affiancata da suor Marie Terese (Noémie Lvovski) e dalla cognata Gilberte crede veramente nell'insegnamento che impartisce alle giovani ragazze per diventare casalinghe perfette, mantenere in ordine la propria casa e assoggettarsi senza mai fiatare ai doveri coniugali. Ma un bel giorno il suo Robert, ultimo esponente di un patriarcato che vive da sempre a spese delle donne, muore soffocato da un malandrino osso di coniglio. Paulette è disperata non solo perché è rimasta sola a condurre la scuola, ma anche perché si rende conto che è sull'orlo della bancarotta. A volte responsabilità coincide anche con… libertà, e per Paulette non tarderanno ad aprirsi nuovi orizzonti. Diretto da Martin Provost, sempre molto attento a raccontare le varie dinamiche dell'emancipazione del genere femminile, sceneggiato dallo stesso Provost e Severine Werba "La brava moglie" è una commedia godibile ma nello stesso arguta, che riesce a mettere in risalto lo slancio intimista del cambiamento di genere percepito soprattutto dall'incalzare dei media cui le stesse giovani donne prestano particolare attenzione. La sottomissione è rinuncia a tutto ciò che riguarda la crescita della propria persona e soprattutto è negazione alla consapevolezza della propria vita. Paulette diventa così l'eroina di sé stessa e grazie all'improvvisa libertà, comprende cosa sia veramente la voluttà dell'amore nell'incontro con Andrè (Edouard Baer), sua vecchia fiamma di gioventù. Ma non solo! Paulette si rende conto quanto l'insegnamento da lei condotto per formare le così dette buone mogli, sia la privazione totale della libertà personale. Provost si cimenta con successo in una storia spensierata ma impegnata nel raccontare quanto mortificanti siano state davvero in Francia le scuole per casalinghe, che chiusero definitivamente i battenti verso il 1971, proprio in conseguenza del maggio sessantottino, momento che segnò la consapevolezza per le donne del diritto a scegliere la propria vita in tutta libertà. Il film gode dell'ottima scenografia di Camille Bougon-Pigneul e Tierry Francois e dei perfetti costumi di Madeline Fontaine. La bravura scenica di Juliette Binoche è superba nella continua ricerca di nuovi personaggi, come sempre superando persino sé stessa. Qui è affiancata dalla brava Joland Moreau, nella scena cognata celestiale, che vive sognando, nell'ascoltare le indimenticabili canzoni di Salvatore Adamo. (La recensione del film "La brava moglie" è di Rosalinda Gaudiano)
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