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La bella e la bestia recensione] - Arriva finalmente nelle sale la trasposizione cinematografica di uno dei classici più belli della Walt Disney: La Bella e la Bestia.
Le aspettative erano piuttosto alte, ma si sa che difficilmente la Disney riesce a sbagliare un colpo.
La storia non serve raccontarla ancora una volta eppure lo stupore davanti alla visione di questo lungometraggio è sempre lo stesso.
Riesce a catturarti per tutta la durata, ti prende per mano e ti fa tornare bambina, con tanto di rumore di VHS in sottofondo.
La magia è la stessa, le scene anche, ma c'è quel qualcosa in più che è stato magistralmente inserito senza intaccare nella maniera più assoluta l'armonia complessiva. Dettagli e aspetti di cui abbiamo bisogno per vedere ancor meglio nella vita dei due protagonisti, nel loro passato; dettagli che rendono il film adatto ad adulti e piccini.
Belle è una ragazza strana per il suo villaggio perché sa leggere, vuole farlo ed è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo: quello di cui stiamo parlando è considerato a metà tra un privilegio e una qualità inutile per una ragazza e ancora di più per una bambina.
Figuriamoci il suo desiderio di vivere avventure, di scappare via da lì e avere una vita tutt'altro che chiusa e ottusa.
Di certo non immaginava quello che a breve le sarebbe successo!
L'incontro con un castello incantato, una bestia all'apparenza scocciata e asociale ma che basta guardare con altri occhi per poter davvero comprendere. E chi più della sua purezza e decisione avrebbe mai potuto farlo?
È la storia della libertà dell'amore, senza quelle catene che lo imprigionano e lo soffocano, senza maltrattamenti, senza forzare le cose.
È la storia dell'amore tra un padre e una figlia che lottano ogni giorno per quello che sono, che riescono a sorridere oltre le barricate della sofferenza sostenendosi l'uno con l'altra.
È la storia che ci insegna a non fermarci a quello che vediamo, gli occhi ingannano molto più di quello che si crede. Bisogna guardare oltre il colore della pelle, oltre una deformità, una disabilità, oltre tutti quegli sciocchi aspetti che ci impediscono di avvicinarci davvero alla persona che abbiamo davanti.
Lo spettacolo e la magia degli effetti speciali incorniciano tutte queste emozioni in maniera egregia: la scenografia e la fotografia sono perfette, studiate nel dettaglio e frutto di tanto lavoro, tanta passione.
La colonna sonora non ha voluto tradire il classico Disney in nessun modo, troviamo le stesse meravigliose melodie dall'inizio alla fine eccetto due inediti che arricchiscono ancora di più questa trasposizione.
L'impegno, il lavoro e la passione impiegati per la realizzazione di questo lungometraggio sono più che evidenti e i risultati sono sorprendenti: riesce a superare con delicatezza ed esuberanza le aspettative che tutti i grandi amanti Disney hanno creato in questi mesi.
Un film grazie al quale si torna bambini ma con una certa consapevolezza, con occhi diversi: concedetevi due ore per guardare questo film, meravigliarvi, lasciarvi incantare e riflettere! (di
Rachele di Paolo)
Quando uscì nel 1991 (per arrivare in Italia l'anno successivo), La bella e la bestia di Gary Trousdale e Kirk Wise non fu solo un irripetibile boom nella storia dei successi Disney. In qualche modo fu fenomeno di costume che segnò un'epoca. Film d'animazione che impose un amore più maturo e adulto nell'universo disneyano, con sentimenti più autentici e viscerali che nei cartoon passati, divenne l'adattamento più celebre di sempre della favola di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont e il primo lungometraggio animato a ottenere la nomination all'Oscar come miglior film.
Riportare sullo schermo un successo simile in live action poteva essere rischiosissimo. La Walt Disney Pictures ha chiamato Bill Condon (Oscar quasi vent'anni fa per la sceneggiatura del suo Demoni e dei) a dirigere un remake scritto da Stephen Chbosky ed Evan Spiliotopoulos con precisa e quasi meticolosa fedeltà all'originale. Quasi tutte le canzoni di Alan Menken al loro posto (la sua Beauty and the Beast vinse l'Oscar), con lo stesso Menken a curare la colonna sonora.
Con precedenti così illustri, è come se la Disney avesse preferito vincere facile, abbattendo i rischi.
Quello che sorprende, invece, in questo nuovo La bella e la bestia, è la capacità di omaggiare il grande classico Disney e al tempo stesso di rileggerlo innervandolo di nuova energia. I fan del cartoon del '91 qui non trovano un deferente rifacimento che porta nostalgia, ma sono scossi da brividi di entusiasmo.
Condon ricostruisce la fiaba rispettando l'adattamento disneyano in tutti gli snodi narrativi. Dall'indimenticabile incipit in cui Belle esce di casa per recarsi in biblioteca, attraversando il paesino della Francia in cui vive lamentandone il provincialismo, il film di Condon scoppietta come il suo precedente, denso e carico di uno stupore che rapisce.
Sono passati venticinque anni, ma la storia e la sua struttura non hanno bisogno di abbellimenti. Condon crede nel suo racconto, ed è più che sufficiente.
Opta per qualche inversione di sequenze, conservandole ma cambiandone l'ordine, come nel caso del frammento in cui Maurice, il padre di Belle, si perde nel bosco per finire al castello della Bestia: qui il viaggio di Maurice viene illustrato dopo che Belle ha definitivamente rifiutato Gaston ed è salita sulla collina per riprendere la sua canzone iniziale, riaffermando la sua insoddisfazione per la vacua vita di paese. Nel film del '91 invece avveniva il contrario, e proprio mentre Belle terminava la ripresa della sua canzone vedeva tornare Philippe, il cavallo del padre, e si metteva subito in viaggio iniziando la sua avventura verso il castello della Bestia.
Il film non nega qualche approfondimento, qualche integrazione al racconto esistente. Ad esempio un riferimento alla fiaba della Leprince de Beaumont che era assente nel cartoon: Belle chiede al padre in partenza una rosa in regalo, e Maurice viene sorpreso dalla Bestia proprio nell'atto di prendere una rosa dal giardino del castello, e per questo imprigionato. Senza contare che qui LeTont, il tirapiedi del vero villain Gaston che ambisce alla mano di Belle, prova espliciti turbamenti omosessuali.
Le scene nuove – aggiunte o reinterpretate – sono forse quelle meno necessarie, e poco aggiungono alla storia. Dal prologo, nell'originale narrato attraverso le illustrazioni delle vetrate del castello e qui re-immaginato da Condon, fino alla sequenza completamente nuova in cui magicamente la Bestia porta Belle nella sua casa natale a Parigi.
In ogni caso, La bella e la bestia è una gioia per gli occhi. Anche quando arriva a "ricalcare" alcune inquadrature del cartoon. Stia con noi, il numero musicale che accompagna la prima cena di Belle al castello, è una meraviglia. Il ballo, la scena cult dell'originale, emoziona sulle note della celeberrima canzone. Ma sono cinematograficamente vigorose anche la scena nella taverna di Gaston, diretta con ritmo impeccabile, e l'intera sequenza finale.
I costumi della vincitrice dell'Oscar Jacqueline Durran sono da antologia. E sono soprattutto le scelte del cast a rivelarsi felicissime. Anche chi storceva il naso di fronte alla scelta di Emma Watson può tranquillizzarsi: la sua Belle palpita, è vera e reale. Dan Stevens è perfetto sia nella fisicità del mostro sia nel physique du rôle del principe. Difficile pensare a una scelta migliore di Luke Evans per Gaston, bravissimo nell'essere così vanamente rozzo da risultare auto-ironico. Impeccabili tutti i comprimari, da Kevin Kline (Maurice) a Josh Gad (LeTont).
Da gustare anche i titoli di coda cui è concesso il lusso di due canzoni: la nuovissima How Does A Moment Last Forever cantata da Celine Dion (che nel '91 cantò l'originale Beauty and the Beast) e una reinterpretazione di Beauty and the Beast con le voci di John Legend and Ariana Grande.
(di
Alessandro Bizzotto)
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