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L'uomo con i pugni di ferro recensione] - Quasi uno spin off di Kill Bill, dove riecheggia il personaggio di O-Ren Ishii non a caso interpretato sempre da Lucy Liu e dove si rispiega come si forgia una lama infrangibile. Per il suo esordio alla regia, l'ex leader degli Wu- Tang Clan, RZA si affida all'immaginario cinematografico di sua maestà Quentin Tarantino con cui aveva già collaborato per le colonne sonore proprio dei due Kill Bill e di Django Unchained. Ma ricevuto il benestare dal suo tutor poi fa tutto da solo: recita, scrive (insieme a Eli Roth), dirige, con esiti per certi versi sorprendenti. In totale sintonia con il maestro dimostra di aver ben assimilato la sua lezione: cita, omaggia, scopiazza, frulla e rifrulla. Anche la voce off un tempo stigmatizzata oggi è stata ormai definitivamente sdoganata dall'autore di Bastardi senza gloria. Cinema di Kung fu innanzitutto ma anche blaxploitation e spaghetti western. Anima e corpo sono votati al divino Quentin che dall'alto sorveglia e ispira come un'eminenza grigia ma un occhio, di sfuggita, L'uomo con i pugni di ferro lo rivolge anche al Raimi di Pronti a Morire che è come dire Sergio Leone. Lo straniero Russel Crowe arriva nella città dominata da due clan rivali: uno da una parte uno dall'altra e lui nel mezzo. Rivisitazione di una rivisitazione secondo una poetica tipicamente postmoderna che nella concetto di post-production trova la cifra stilistica unificante di gran parte dell'arte contemporanea. Cinema campionato come il mondo della musica hip hop da cui RZA proviene, genere che ibrida e contamina per definizione, arte che macina arte che trasforma in stile la commistione seria e faceta tra gli stili. Si cita il passato, il presente, se stessi e gli altri: c'è Per un pugno di dollari, I tre dell'operazione Drago, Django e il cameo di Pam Grier che è di per sé una citazione di se stessa. Ambientato a Jungle Village, in una Cina feudale di pura fantasia, ne l'uomo con i pugni di ferro, RZA procede accumulando personaggi, eroi e mercenari, nobili di cuore e impostori, schiavi liberati e agenti sotto copertura, energumeni dalla pelle d'acciaio (l'ex wrestler Bautista) e letali monaci buddisti, killer simbionti e squadroni della morte, li introduce e li presenta uno ad uno giocando con iconografie e stereotipi di characters provenienti da un inconscio infantile mai sopito che ci fa esultare e tremare come bambini privi di inibizioni e vergogne, punteggia la storia ben calibrando afflati romantici senza tempo con gustose tamarrate splatter, lenti carrelli e dissolvenze incrociate su flashback virati di seppia con combattimenti serrati all'ultimo sangue e coreografie circensi, ricorre allo split screen che utilizza in chiave ritmica ed estetica nei confronti di una trama che non si esaurisce nell'ammucchiata, di rimandi, di scontri, di carambole e capriole ma che al contrario si dispiega ordinata prendendosi i giusti tempi, le giuste pause che preludono al successivo schianto. Un divertente e divertito divertissement in cui RZA se meraviglia dietro la macchina da presa, si conferma anche musicista di razza selezionando una soundtrack di brani Rap e R&B da pelle d'oca.
(La recensione del film "
L'uomo con i pugni di ferro" è di
Mirko Nottoli)
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