[
L'Intrepido recensione] - Antonio Pane(Antonio Albanese), è un disoccupato, separato e con un figlio, Ivo(Gabriele Rendina) che suona molto bene il sassofono. Poi c'è Lucia(Livia Rossi), amica di Antonio, giovane, sfiduciata, anche lei disperatamente in cerca di lavoro. Bisogna pur sbarcare il lunario e l'uomo Antonio Pane s'inventa un mestiere: il rimpiazzo. Ossia quello di prendere il posto di un lavoratore che per qualche ora, mezza giornata, un paio di giorni, ha bisogno di una "pausa" e viene sostituito appunto dal nostro Antonio, dietro compenso. Una storia che con abilità struggente sottende il dramma della disoccupazione e della perdita dell'identità soggettiva. "L'intrepido" con ironia coglie il senso di una vita mutilata, tentando con straordinaria leggerezza di porgere l'oggi, attraverso una Milano plumbea, grigia, piovosa, immobile. Gianni Amelio, regista e sceneggiatore del film insieme con Davide Lantieri, non abbandona la linea di rigore formale e determinazione di contenuti, tenendo fede ad una concezione di cinema che scruta ed osserva realtà quotidiane, soggettività in lotta per sopravvivere con dignità, fra scompensi sociali e frustrazioni esistenziali. In pratica, il positivo Antonio, colui che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, quasi un filosofo della situazione, è il protagonista di una realtà alienante e spersonalizzante, che però afferra per le corna ed in un certo senso padroneggia senza fare dell'inutile retorica. "L'intrepido", nel corso della narrazione si delinea come una malinconica metafora sul senso della vita oggi, che è cambiata in certezze economiche e forse anche in vecchi e solidi valori di riferimento. Sensibile ed incisivo, il curioso Antonio Pane, è caratterizzato dallo stile corposo di un regista, Amelio, che guarda a realtà comuni, osservate con un originale spirito indagatore. Ed è così che da un melodramma velato da un genere commedia, Amelio traccia una piccola storia, intensa ed intimista, oltre il limite del possibile. Ma in quest'ultimo film non ritroviamo l'Amelio del "Ladro di bambini" o di "Così ridevano", grande trionfo a Venezia nel 1998, specchi fedeli di una realtà italiana di quegli anni, lavori che si distinguono per l'incisività e la forza della trama. "L'intrepido" racconta uno spaccato di vita vissuta, una situazione, quella di Antonio Pane, per l'occasione intrepido soggetto, generato dalla fantasia di un regista che ha abilmente vestito il respiro vitale dei nostri giorni di una possibile favola fumettistica. L'idea centrale è buona, ma nello svolgersi il racconto perde consistenza e temi accennati sull'oggi dell'indifferenza e del malessere esistenziale, restano incompiuti. Colpa di una sceneggiatura scritta troppo in fretta, e diciamolo pure, mal scritta. Il film, presentato alla 70esima mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, si impreziosisce della fotografia di Luca Bigazzi, che magistralmente ritrae la vita quotidiana nei mercati, nei cantieri, nelle strade di una Milano senza colore, per un'umanità alla deriva .
(la recensione del film
L'Intrepido è di
Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
L'Intrepido":