La recensione del film L'Insulto

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L'INSULTO - RECENSIONE

L'Insulto recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[L'Insulto recensione] - La questione mediorientale, israeliani e palestinesi, palestinesi e libanesi, ebrei e musulmani, musulmani e cristiani, Ariel Sharon e Bashir Gemayel, l'Olp, Hamas, Sabra e Shatila. Questione complicata, delicatissima, annosa, sempre sul punto di riesplodere (come i recenti accadimenti dimostrano) che L'insulto, di Ziad Doueiri riesce a condensare e a rappresentare simbolicamente attraverso un normale episodio di banale quotidianità: Beirut, un muratore di origine palestinese deve sistemare una gronda di un terrazzo che sgocciola in strada. Il proprietario, un libanese cristiano, si oppone. Il muratore la aggiusta lo stesso, il proprietario prende la gronda a martellate, il muratore gli si rivolge dicendogli "sei un cane". Questo il la che farà da innesco ad una serie di eventi a catena di portata sempre più ampia (seguendo la falsariga di Una separazione) dove verranno messi in gioco antichi rancori e odi razziali, corsi e ricorsi storici, traumi infantili, personalismi, arrivismo e avidità, nazionalismi e patriottismi posticci. Non solo, perché la questione mediorientale ricostruita in chiave storica non è il solo obiettivo de L'insulto in quanto il film di Doueiri, perfettamente calato nel presente, vuole mettere in guardia dal pericolo dell'uso strumentale che si può fare della storia da parte della politica e dei mass media, dei rischi che si corrono acuendo i conflitti in nome di un'ideologia che non ha niente degli ideali che dovrebbero incarnarla ma che viene utilizzata in modo fazioso e propagandistico con l'unico scopo di mistificare la realtà per attrarre l'opinione pubblica da una parte piuttosto che da un'altra. Alla fine si smarrisce il buon senso che dovrebbe guidare le nostre scelte verso il bene comune all'interno di un calderone dove tutti hanno contemporaneamente ragione e torto e le soluzioni, anche le più semplici, sono destinate a galleggiare in eterno senza trovare compimento. Ciò che forse più sorprende del film di Doueiri, candidato 2018 all'Oscar per il Libano, è la sua capacità di raccontare una storia apparentemente così lontana eppure in grado di dirci molto anche sull'Italia di oggi, pericolosamente attraversata da rigurgiti neofascisti in mezzo all'impotenza di una politica (e di un elettorato) incapace di elevare il dibattito al di sopra di un deprimente e decerebrato tifo da stadio per cui su ogni controversia non ci si sofferma a ragionare ma ci si schiera aprioristicamente per partito preso. Coppa Volpi per il miglior attore all'ultimo Festival di Venezia al bravissimo Kamel El Basha (colui che interpreta il muratore palestinese). Unico neo, forse, il finale che avremmo preferito meno circostanziato, più simbolico, più universalmente significativo. (La recensione del film "L'Insulto" è di Mirko Nottoli)
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