La recensione del film L'evocazione

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L'EVOCAZIONE - RECENSIONE

L'Evocazione recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[L'evocazione recensione] - James Wan fa rima con Jigsaw ed è per questo che seguiamo con ansia e partecipazione il procedere della sua carriera. Con ansia, perchè dopo aver creato e abbandonato la sua creatura più famosa, con cui ha inaugurato un trend che vanta numerosi tentativi di imitazione, pare essersi oggi sintonizzato sulle più scontate frequenze dell'horror a sfondo demoniaco (vedi anche il precedente Insidious). Non passa stagione infatti che non ci propini almeno un paio di pellicole su esorcismi vari, tutte ispirate a fatti realmente accaduti, naturalmente. Non fa eccezione questo L'evocazione – the counjuring, incentrato su uno dei tanti controversi casi di Ed e Lorraine Warren, demonologo lui, sensitiva lei, coppia di sposi studiosi dell'occulto le cui avventure costituiscono una fonte inesauribile per cinema e letteratura (sono gli stessi di Amityville). Wan fonde qui due filoni classici del genere, quello della casa stregata e quello della possessione del maligno, ben integrati uno nell'altro secondo un crescendo che non si lascia sfuggire nessuno dei cliché consolidati. Si parte con la famigliola felice che si trasferisce nella nuova casa che già di per sé è il prototipo di qualsiasi casa infestata dai fantasmi, al punto che non è necessario chiamare i ghostbusters per capire se sia infestata, basta guardarla: immersa nel bosco, in riva al lago, grande, vecchia e fatiscente. Non manca il dondolo sotto il portico che sbatte (citazione?) né la cantina segreta stracolma di cattivi presagi. E' matematico che lì dentro sia accaduto qualcosa di brutto e alla risa dei nuovi inquilini durante il trasloco si sostituisce presto l'ansia dovuta a tutto l'armamentario di cigolii, porte che sbattono, legni che scricchiolano, quadri che cadono, presenze nel buio, fetori d'oltretomba, lividi sulla pelle. Dopo aver assistito a tutto quello a cui ci si aspettava di assistere – che ciononostante non ha mancato di farci prendere più di uno spavento, perché la paura è così, è archetipa ed essenziale; è come uno che cade: farà sempre ridere a qualsiasi latitudine e in qualsiasi tempo - L'evocazione ingrana la marcia nella seconda parte quando l'entrata in scena degli Warren (Vera Farmiga e il sempre bravo Patrick Wilson al quale pensiamo che Hollywood non abbia ancora riservato l'attenzione che meriti), arricchisce il film di nuovi contenuti come la delicata relazione tra sovrannaturale, religione e scienza e dove l'umanità dei protagonisti, il senso di fiducia e solidarietà che si instaura tra le due famiglie, regala forza e spessore alla vicenda. Nel finale Wan lascia aperti numerosi dubbi e si dimostra incline ad un buonismo insospettabile ai tempi di Saw. Assodato che il film fa paura (su tutte la scena del "batti le mani"), la domanda è: cosa si richiede ad un horror? Che faccia paura, appunto. E a un film? Un horror è solo un horror o è anche un film? Per cui mettiamola così: come horror L'evocazione funziona. Come film un po' meno. (la recensione del film L'evocazione è di Mirko Nottoli)
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