La recensione del film L'età imperfetta

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L'ETA' IMPERFETTA- RECENSIONE

L'età imperfetta recensione
Recensione

di A. Bizzotto
[L'età imperfetta recensione] - È di nuovo negli stereotipi, non sempre veritieri, sul mondo della danza che si cercano risvolti psicologici abbastanza torbidi per un dramma semi-allucinato di invidie, amicizie e competizioni fra teen-ager. Anche se, ne L'età imperfetta, non sempre il meccanismo funziona. Camilla (Marina Occhionero) e Sara (Paola Calliari) condividono la passione per la danza classica. Per il resto, la loro amicizia sembra confermare il teorema degli opposti che si attraggono. La prima è riflessiva e calma, prende il balletto molto sul serio. La seconda è istintiva, sopra le righe, ama il ballo ma non la disciplina che le punte impongono. Il loro legame si fa più esclusivo man mano che si avvicina un grande appuntamento: l'audizione con i docenti di un'importante accademia di danza (a intuito, la Princesse Grace di Montecarlo) per uno stage. Per Camilla è un'occasione: sua madre non vede di buon occhio la sua passione per la danza e la costringe a un patto. Potrà continuare a ballare e a inseguire il sogno di fare del balletto una professione se l'audizione andrà bene e verrà scelta fra le allieve che partiranno per Montecarlo. Altrimenti appenderà le scarpette al chiodo. Una festa di troppo, la cotta violenta per un ragazzo e, alla fine, un risultato inatteso alla due giorni di selezione per lo stage a Montecarlo. E il rapporto fra Camilla e Sara sarà stravolto, con conseguenze imprevedibili sulla vita di entrambe. Il primo lungometraggio di Ulisse Lendaro parte come un (brutto?) sogno, vagamente allucinato, fuori fuoco. Il confronto fra la timida studentessa modello e la sfrontata figlia di genitori separati, da cui ottiene tutto grazie ai loro sensi di colpa, stride e cigola, lasciando un sapore di déjà-vu. Il punto di svolta, l'ingresso del conflitto, resta in qualche modo ambiguo. Fino a che punto arriva la paranoia di una delle due ragazze? Prendere le cose (e prendersi) troppo sul serio genera effetti nefasti – per sé e per gli altri. Tant'è che L'età imperfetta scivola inaspettatamente verso un finale sempre più caustico, quasi disperato. Il risultato, così, è un'altalena di toni e di tinte che disorientano e tolgono al risultato compattezza e, in qualche modo, senso. Lendaro, dopo un incipit debole, riesce sì a restituire quel senso di morbosa doppiezza, la labilità del confine fra amicizia e rivalità – nella danza che diventa specchio della vita e del modo di affrontarla. Eppure il film fatica a togliersi di dosso l'aspetto di un pastiche, a raffinare l'indagine sul lato più dark e torbido di noi stessi. Senza contare che, ancora una volta, l'universo del balletto classico è ritratto in modo inesatto, approssimativo, e funziona (appunto) per stereotipi. In questo il film evita di prestare il fianco a poche critiche, perché la danza resta uno sfondo, un'ideale; è mostrata ma in fugaci inquadrature e in sequenze brevi. Nei dettagli, però, L'età imperfetta cade. All'audizione un'allieva si prepara ad esibirsi con un costume sgargiante (Don Chisciotte? Paquita?) ma la musica che inizia poco dopo è quella di Giselle. Senza contare che quel poco che è mostrato della variazione di Sara all'audizione, pur sfocato e in secondo piano, rivela una tecnica pessima e pesante, indegna dei complimenti che seguiranno. Dettagli futili, probabilmente. Ma anche piccoli indizi della superficialità con cui il film maneggia la sua vicenda e, di conseguenza, la fa evolvere in modo poco organico, spesso brusco, qua e là risibile. (La recensione del film "L'età imperfetta" è di Alessandro Bizzotto)
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