di R. Gaudiano
[
L'amore secondo Isabelle recensione] - Isabelle (Juliette Binoche), è una fragile donna sola, ancora giovane per amare ed essere amata. Piacente e sensuale, Isabelle è innamorata dell'amore, sentimento che lei stessa realizza nella condivisione dei corpi, di afflati sazianti, di strette e abbracci, momenti di forza di vita e di felicità. Ha una figlia di dieci anni, avuta da una sua precedente relazione che si è esaurita, sfiorita come un fiore avvizzito. L'amore ha un volto, un nome, ed Isabelle non smette mai di cercarlo questo amore, necessario come una linfa vitale che serve a dar senso al suo quotidiano. "Un beau soleil intérieur", diretto da Claire Denis, regista francese cresciuta in Camerun, di notevole spessore artistico ed indipendenza stilistica, è cinema squisitamente intimista nel racconto dell'amore fine a se stesso, abbrutente ma virtuosamente stimolante. Denis prende spunto dall'opera del noto pensatore francese Roland Barthes "Frammenti di discorso amoroso" in cui il sentimento dell'amore viene frantumato nelle sue parti essenziali. Ma la Denis carpisce solo l'idea da Barthes per poi elaborarla e realizzarla in un'opera tutta sua, in cui cristallizza il sentimento amoroso nel volto di una bravissima Juliette Binoche. Dunque un soggetto nuovo per il cinema di Claire Denis, che si impone giovanissima sulla scena cinematografica per i suoi lavori su temi razziali e coloniali, ma che conserva anche in questo suo ultimo "Un beau soleil intérieur" un'inquieta visione del reale, cruda e disincantata. L'Isabelle del film è la donna della modernità, che si nutre di un tempo dilatato, con il bisogno estremo di sentirsi viva tra le braccia rassicuranti di un amante, di abbandonarsi e di credere, di gioire e di soffrire miseramente, quando quell'amante varca la porta di casa nell'ultimo saluto di commiato dicendole che non abbandonerà mai sua moglie per lei, anche se, nonostante tutto, lei gli piaccia da morire. L'amore, disperatamente cercato di Isabelle ha una sostanza senza forma, senza tempo, è la linfa essenziale che nutre l'anima inquieta, è il respiro della terra. La recitazione magistrale di Juliette Binoche, che per questo film ha ricevuto la nomination come Miglior Attrice ai César, agli EFA e ai Prix Lumières, realizza un personaggio estremamente credibile, intorno al quale ruota un'esistenza solitaria, nonostante una figlia ed un lavoro gratificante come pittrice molto acclamata nel mondo dell'arte. Ma se la donna Isabelle si concede amorosa ed amorevole negli sguardi complici, negli abbracci e negli amplessi, sempre pronta a credere che l'uomo con cui ha la storia d'amore del momento ricambi con altrettanta sincera disponibilità, questa donna indifesa dallo stesso sentimento d'amore, rimarrà costantemente ferita ed umiliata dalla realtà vera, mutilante nello sbilanciato scambio amoroso. Claire Denis, che ha scritto anche la sceneggiatura con Christine Angot, restituisce alla Isabelle innamorata dell'amore, la dignità della sognatrice a tutti i costi, che non si arrende nella sua ricerca dell'uomo da amare, nell'attesa, nonostante sbatta la faccia rovinosamente contro l'arrogante egoismo maschile che si appropria di quei momenti di gioiosa intimità solo per soddisfare la fame sessuale. Un film bello, a tratti commovente, riesce a tradurre in poesia, la solitudine di Isabelle, afflitta da un binomio che ruota tra una disperata angoscia esistenziale e la speranza del dono di un amore. In preda ad una condizione di nevrosi senza scampo alcuno, per avere anticipazioni rassicuranti sul possibile futuro amoroso che l'attende, Isabelle cerca rifugio presso un tranquillo medium sornione (Gerard Depardieu), che la esorta a creder maggiormente in se stessa. "At last", cantata da Etta James, inonda il film di quella fluida liquidità di cui Isabelle nutre il suo immaginario sull'amore, malato.
(La recensione del film "
L'amore secondo Isabelle" è di
Rosalinda Gaudiano)
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