di R. Gaudiano
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L'altra metà della storia recensione] - Tony Webster ( Jim Broandbent) è un signore anziano, vive solo ed ha un negozio ben fornito di vecchie macchine fotografiche Leica. La sua vita scorre tranquilla e a tratti monotona. Tony è divorziato da Margaret (Harriet Walter), avvocato, con la quale ha una figlia Susie (Michelle Dockery), che è lì lì per partorire un bambino da inseminazione eterologa. Un bel giorno la vita di Tony subisce uno scossone emotivo. Riceve una lettera da Sarah (Emily Mortimer), madre di Veronica, sua fidanzata ai tempi del college. La cosa buffa è che Sarah lascia a Tony in eredità la somma di 500 sterline e il diario personale di Adrian (Joe Alwyn), amico intimo di Tony sempre ai tempi del college, morto suicida. Il diario però è in possesso di Veronica, che Tony è costretto a rintracciare per poterlo recuperare. Il regista Ritesh Batra non si discosta da uno stile che predilige un cinema in cui l'estetica, come forma di comunicazione, dà un senso importante alla narrazione . "L'altra metà della storia", adattamento molto libero del romanzo vincitore del Booker Prize "Il senso della fine" di Julian Barnes, ha come punto centrale del racconto la presa di coscienza da parte di Tony di un momento importante di quella fanciullezza collegiale, che lui stesso, allora, non aveva compreso per alcuni aspetti disastrosamente evolutivi. Lo stesso suicidio di Adrian fu un evento incompreso, di cui nessuno seppe mai il vero perché, seppellito con Adrian nella tomba. Camminando a ritroso nei suoi ricordi, il Tony ormai saggio e compassato, riesce a mettere insieme alcuni tasselli temporali anche mortificanti della sua vita. Ma è l'incontro con la ormai non più giovane Veronica (Charlotte Rampling), che gli consegna una lettera carica di ingiurie e cattiverie che Tony stesso scrisse in gioventù a lei ed al suo amico Adrian, a restituirgli consapevolezza dei fatti passati. Veronica e Adrian divennero amanti e tradirono l'amicizia con Tony. Chi è ora Veronica, signora datata, che non ha perso la sua durezza e freddezza? Tony deve sapere. Seguendola scopre il pezzo mancante di un puzzle rimasto sospeso nel tempo. Ritesh Batra gioca sul parallelismo temporale per chiudere il cerchio della vita di Tony Webster e fornirgli quel tassello necessario per mettere a fuoco i lati oscuri della sua mancata sensibilità e superarli nella certezza di affetti importanti, i soli a cui far riferimento: la sua ex moglie e sua figlia. Ed è qui che Batra riesce alla fine ad essere convincente nella sua opera. Puntando tutto sull'emancipazione umana di un vecchio signore, che avendo ormai relegato nel limbo ricordi irrisolti ed anche azioni di fredda cattiveria giovanile, alla fine viene scosso da una verità inimmaginabile, di cui si sente suo malgrado responsabile. Ne "L'altra metà della storia" Batra predilige la forma comunicativa delle inquadrature lunghe, che non si traduce solo come scelta tecnica, ma riesce a coinvolgere lo spettatore e lo costringe a guardare al di là della storia, i luoghi, le persone, le cose. Alla fine il senso fondante del messaggio si concretizza nella conquistata serenità espressa nel volto di uno straordinario Jim Broandbent, volto che, dopo un lungo e doloroso viaggio a ritroso nei ricordi della vita passata, ha ormai conquistato il baricentro dell'equilibrio dell'esistenza.
(La recensione del film "
L'altra metà della storia" è di
Rosalinda Gaudiano)
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