La recensione del film L'albero del vicino

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L'ALBERO DEL VICINO - RECENSIONE

L'albero del vicino recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[L'albero del vicino recensione] - C'è un' umanità stanca e provata in "Under the tree", ultimo lavoro cinematografico dell'islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson. Un'umanità che ha ceduto all'alienazione e con caparbietà e riluttanza, ad ogni forma di dialogica e compromesso. Agnes (Lára Jóhanna Jónsdóttir) e Atli (Steinþór Hróar Steinþórsson) sono una coppia che si è persa la strada dell'amore coniugale, vivono sopportandosi nonostante abbiano una bellissima bambina. Atli viene sorpreso da Agnes a guardare un video porno di cui lui stesso è protagonista con la sua ex. Agnes non ci pensa due volte a buttarlo fuori casa e Atli si fa ospitare dai genitori, che vivono in una casa con giardino dove troneggia un albero, che purtroppo è causa di ombra mal gradita nel giardino adiacente dei vicini, scatenando liti continue tra le parti in causa. Inizia da quell'albero l'escalation parossistica e inarrestabile di ripicche, dispetti, malintesi e cattiverie senza freni inibitori. Hafsteinn Gunnar Sigurðsson pare si diverta a mettere in scena l'assurdità nelle relazioni umane quando queste si colorano di un'ironia che preannuncia un'inarrestabile tragedia. Il suo precedente "Eithet Way", vincitore nel 2011 del Torino Film Festival sintetizza la nascita di un'amicizia su un sostrato di ripicche e dispetti. Ma in "Under the tree" , dal piccolo scontro sotteso da avvertimenti a denti stretti si passa alle provocazioni ed infine all'odio sviscerato dal più profondo del cuore. Ma le due coppie di vicini in questione proiettano sull'ombra dell'albero le loro frustrazioni mal celate e insanabili. In casa dei genitori di Atli la presenza di un lacerante dolore per la scomparsa del fratello maggiore, il cui corpo non è stato mai ritrovato, ha generato nella madre un sentimento di sfida ed odio crudele verso tutto e tutti. Di rimando in casa dei vicini, una coppia ormai di mezza età, l'attesa spasmodica dell'arrivo di un figlio rende la coppia mal disposta a rapporti di buon vicinato. L'assurdo invade la scena nella vendetta più sconcertante, quasi vestita di un humor nero che strappa allo spettatore un sorriso che resta bloccato sul nascere per la percezione di un cinismo esasperato. Sigurðsson sa bene come gestire la mdp per raccontare l'angoscia che genera la follia incontrollata. La scena è dominata dalla sua telecamera ferma, immobile che stringe in primi piani volti spaesati, catturati in una dimensione di inquietudine galoppante. I suoi personaggi sembrano godere nel provocarsi attraverso un sadismo estremo espresso in comportamenti inconsulti. Ed è qui che Sigurðsson esprime la piena riuscita di "Under the tree", nella cristallizzazione dell'infelicità profonda dei suoi personaggi, nelle loro irrimediabili frustrazioni, nelle loro laconiche rivalità ossessive, superando una narrazione nutrita di povertà umane e porgendo nell'immediatezza dell'apologo la vita che esiste nei comuni rapporti di vicinato che si possono trasferire nella vita reale, in cui la scintilla dell'odio in agguato può diventare la causa di una tragedia sempre annunciata. (La recensione del film "L'albero del vicino" è di Rosalinda Gaudiano)
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