La recensione del film Kingsman

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KINGSMAN - RECENSIONE

Kingsman recensione
Recensione

di D. Di Benedetti
[Kingsman recensione] - Tratto da un fortunato libro a fumetti e diretto dal regista di "Kick-Ass" e "X-Men – L'inizio", "Kingsman: Secret Service" racconta la storia di un'agenzia di spionaggio (la Kingsman, appunto) e di uno dei suoi elegantissimi agenti segreti, Harry Hart (Colin Firth) che recluta un ragazzino di strada, Eggsy (Taron Egerton), intelligente ma un po' rozzo, per farlo partecipare al suo competitivo programma di addestramento sullo sfondo di una minaccia globale incarnata da un genio della tecnologia dalla mente distorta, il supermiliardario Richmond Valentine (Samuel L. Jackson). Dopo la morte del padre, infatti, la vita di Eggsy è allo sbando: il ragazzo ha lasciato gli studi, è disoccupato e vive un'esistenza senza prospettive all'interno dell'appartamento di sua madre. Dopo essere stato arrestato per un furto d'auto, Eggsy sfrutta la medaglia che aveva ricevuto per la morte di suo padre al fine di uscire di prigione, e viene aiutato dall'agente Hart, che ha un debito di gratitudine nei confronti del padre del ragazzo, che anni prima gli aveva salvato la vita. Eggsy viene così arruolato tra i Kingsman, nel quartier generale dei quali dovrà riuscire a completare una serie di test altamente competitivi e spesso rischiosi. Nel frattempo, Harry è alle prese con il caso delle misteriose scomparse di alcuni illustri professori, scienziati e celebrità, e sta cercando di acciuffare l'uomo da lui ritenuto responsabile: Richmond Valentine, il cui desiderio di salvare il mondo ha lasciato il posto a un progetto malefico dalle conseguenze devastanti… È piuttosto difficile parlare di un film come "Kingsman: Secret Service", ennesima pellicola tratta da un libro a fumetti e chiaramente ispirata alle avventure di James Bond, senza evitare di affogare nel suo ribollente calderone di generi. Matthew Vaughn, che era riuscito a realizzare opere coerenti e ben confezionate come "Stardust", "Kick-Ass" e "X-Men: First Class", perde stavolta il filo del proprio discorso inseguendo troppi generi, spaziando dall'elogio ai vecchi film di spionaggio, alla loro parodia, al film d'azione, al romanzo di formazione, aggiungendo in più punti qualche tocco di violenza che sembra preso in prestito dai film di Tarantino e Rodriguez. Il risultato è una pellicola che manca palesemente il centro del bersaglio, arrivando in più punti ad annoiare l'ignaro spettatore alla ricerca di un evento che elevi in qualche modo il ritmo e il senso complessivo della vicenda. Non aiutano in questo neanche le performance degli attori, a cominciare da un Colin Firth impostato e impacciato, accompagnato da un anonimo Samuel L. Jackson e da un monolitico (per quanto bello) faccino di un attore praticamente esordiente come Taron Egerton. Chi scrive rimpiange quasi i demenziali film della saga di "Austin Powers", quelli sì consapevoli del proprio ironico scopo, a questo punto preferibili ad un film che, arrivati al finale, si è già perso in un bel po' di incroci e fatica a ritrovare la strada giusta da percorrere. (La recensione del film "Kingsman" è di David Di Benedetti)
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