Trama
JOSEP di Aurel
Nel 1939 dopo l'instaurazione in Spagna del regime dittatoriale di Franco, l'esule Josep Bartolí è internato in un campo di concentramento in Francia. Con l'aiuto della guardia da campo Serge, Josep documenterà con i suoi disegni l'orrore del campo e le torture inflitte ai prigionieri spagnoli, nella speranza di un futuro migliore per sé e i suoi connazionali.
Idea Centrale
L'arte come consacrazione al realismo e documentazione della banalità del male.
Analisi
La pittura, il disegno, l'arte, il crudo realismo; la guerra, le sevizie, la fame, il ricordo; la speranza, l'amore, la resistenza e...la poesia. Tutto questo è Josep (2020) straordinario film d'animazione diretto dal regista Aurélien Froment, in arte Aurel, incentrato sulla vita dell'illustratore catalano Josep Bartolí (1910-1995). Siamo nel 1939: la Seconda Repubblica spagnola è caduta, la guerra civile è al suo termine, Francisco Franco ha vinto. È l'inizio di un esodo. I picchi dei Pirenei assistono impotenti alla fuga dei rivoluzionari di Spagna, tra cui Josep Bartolí stesso, catturato e spedito con gli altri rifugiati in un campo di concentramento in Francia. Nell'impossibilità di fuggire, a Josep viene offerta, grazie all'aiuto della guardia da campo Serge, un'unica via d'uscita: il disegno; non come forma di evasione, di dirottamento dalla realtà, ma come strumento artistico calato interamente nel mondo e nella sua sofferenza. Ed è dall'atto creativo del disegno che prende forma e colore l'intero film, la sua struttura, il suo contenuto, la sua struggente bellezza. Altri prima di Aurel avevano intrapreso la strada dell'animazione per narrare periodi storici particolarmente difficili - Persepolis (2007), Valzer con Bashir (2008), Alois Nebel (2011), Ancora un giorno (2018) - e con Josep ancora una volta si assiste ad un prodigio: un miracolo d'animazione capace di emozionare e raccontare la vita poco nota di un'artista straordinario. Perché è questo che fa l'animazione: crea il reale in maniera nuova sconvolgendolo, affronta la storia e la ricompone in maniera diversa, plasma l'origine di un cinema divergente, che non si accontenta di narrare il dato di fatto, ma lo amplia con l'immaginazione. I personaggi, l'atmosfera, le musiche, tutto di questo film ammalia e stupisce; la violenza con cui tutto è presentato, l'arte con cui tutto è ricostruito. Forse è questa la lezione di Josep: non dimenticare mai ciò che vediamo, ma permettere al reale di spargere il suo maleficio su di noi affinché ne nasca qualcosa di buono, anche quando sembra solo apparenza.
Note e curiosità
L'idea del film è nata da un libro di memorie che lo stesso Bartolí scrisse insieme al nipote: La Retirada in cui raccontavano la storia della loro famiglia, la fuga dalla Spagna e dal Franchismo del 1939 e l'internamento in Francia. Il libro è accompagnato dai disegni fatti dallo stesso Josep durante l'esilio verso la Francia. (di Tommaso Di Pierro).