di R. Gaudiano
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Joker recensione] - Todd Phillips, americano, sceneggiatore, regista e produttore, conosciuto ed amato per la brillante parodia di Starsky & Hutch, gioca una carta vincente, un Joker, in un film basato su una versione inedita delle origini dell'omonimo personaggio dei fumetti DC Comics. Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), ha un sogno, diventare un comico vero. Arthur vive in un sobborgo di Gotham dividendo un misero appartamento con l'anziana madre, e sbarca il lunario distribuendo, mascherato da clown, pubblicità per le strade che pullulano di bei negozi. E' un uomo ai margini della società, la sua vita è una vera tragedia. Vittima di un legame succube con l'anziana madre è invisibile agli occhi di tutti, anzi è addirittura insultato e schernito. Egli ha comunque una sua sensibilità, che si scontra contro una spudorata cattiveria. Dietro la sua maschera da clown, Arthur è un asociale, diagnosticato schizofrenico con un inquietante tic nervoso: ride e ride in modo incontrollato. Una notte, in metropolitana, Arthur esplode in un'incontrollabile reazione omicida verso chi usa la violenza gratuita come crudeltà beffarda. La polizia di Gotham City apre le ricerche dell'efferato assassino. Ma nei confronti di quell'assassino ancora senza nome, inizia una sorta di ammirazione popolare. Il "Joker" di Todd Phillips è il prodotto fragile e indifeso di un contesto famigliare malato ed in una condizione di miseria, che la società opulenta, civilizzata, emargina, deride e schernisce sino a trasformarlo in un rifiuto umano. Phillips mette in scena un grande spettacolo cinematografico, narrando una tragedia umana individuale che sviluppa il suo nichilismo all'interno di una società amorale. Con un registro al limite del surreale, "Joker" trasuda di spessore ideologico, di una carica autenticamente drammatica nella rappresentazione esaltante di un encomiabile humor noir. Phillips costruisce un universo umano immaginario (mica tanto!) in distruzione, che filtra attraverso la maschera colorata di un clown cui Joaquin Phenix (che qui raggiunge l'apoteosi della sua bravura attoriale), presta il volto in un'assoluta grazia scenica. Siamo difronte ad una rappresentazione riuscita di una grande metafora della condizione umana e delle sue contraddizioni, una denuncia della grande America contemporanea. Oltre tutto questo, "Joker" è cinema vero, straordinario, un interessante esperimento di tecnica cinematografica, cui il montaggio di Jeff Groth dà ampio respiro, e che ha vinto il Leone d'oro come miglior film alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Joaquin Phoenix buca lo schermo, dimagrito all'osso, vestito solo di una sottile schizoide ironia che caratterizza il ritratto di un pazzo lucido, ferito, mutilato della vita stessa, condizione che mima con il corpo in una inconsolabile disperazione esistenziale, una danza d'amore e di morte. L'Arthur invitato al talk-show di Murray (Robert De Niro), salderà il conto con l'inganno dei media, servendo ad un pubblico impaziente, una follia che graviterà lucida intorno ad una inevitabile resa dei conti. La straordinaria colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, esalta la consumazione inesorabile del dramma umano.
(La recensione del film "
Joker" è di
Rosalinda Gaudiano)
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