I Vitelloni di Federico Fellini

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IERI OGGI E...

JOHNNY GUITAR di Nicholas Ray

Johnny Guitar Recensione

di Viola Pellegrini
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Johnny Guitar, stanco della vita avventurosa che ha condotto per anni, si presenta alla casa da gioco di Vienna, sua ex amante, che gli ha offerto un lavoro. Vienna, bella ed energica, ha aperto il locale in una zona con poche attrattive, ma sulla quale presto passerà un'importante linea ferroviaria. Con questa iniziativa la donna si è attirata le inimicizie degli abitanti del villaggio, su tutte quella di Emma Small, gelosa di Vienna a causa di Dancing Kid, di cui Emma è innamorata. Tra Vienna e Johnny si è intanto riaccesa l'antica fiamma ed essi decidono di sottrarsi insieme alla situazione creata dall'odio e dalle calunnie della perfida Emma. Sul finire degli anni '40 Nicholas Ray ed Elia Kazan furono i primi autori a contrapporsi agli stilemi imposti dalla Hollywood classica, per mezzo di pellicole che in seguito furono definite come i primi passi verso il cinema moderno. Ray in particolare, fu autore del film che lanciò il mito di James Dean nell'immaginario collettivo, quel Gioventù bruciata diventato presto simbolo della nuova generazione americana. Personaggi sovvertiti da quelli a cui Hollywood aveva abituato il pubblico; stanchi, deboli, falliti sempre attorniati da un'atmosfera disillusa e crepuscolare come a voler dire che gli eroi rappresentati fino ad allora, forti e puri, erano stati solo un sogno e che la realtà era ben diversa. Il cinema di Nicholas Ray sembra aspirare ad una rappresentazione più realistica e per niente idealizzata della vita. Così in Johnny Guitar, il cowboy di turno non è più un eroe invincibile ma piuttosto un uomo stanco, privo di ambizioni. Verrebbe da pensare che il protagonista della pellicola di Ray, faccia da apripista a quella serie di antieroi del western che rappresenterà in seguito, con grande maestria poetica, Sam Peckinpah. Johnny Guitar è un western atipico. Innanzitutto non ci sono i grandi spazi a cui ci aveva abituato il maestro del genere John Ford; qui l'azione si svolge principalmente tra il saloon gestito da Vienna e il luoghi circostanti. Non vi è più la tradizionale forma narrativa del western in cui una situazione iniziale, viene modificata e portata in seguito ad una situazione finale dall'eroe; qui la sceneggiatura impeccabile mette tutto in mano alle donne, tanto che la sfida conclusiva vede protagoniste Vienna ed Emma e non Johnny e Dancing Kid, come vorrebbe la tradizione. Un altro aspetto importante della pellicola è l'uso espressionistico del colore, che scandisce i momenti chiave della storia. È chiaro che il nero vestito da Emma e gli abitanti del villaggio è usato per simboleggiare il male e il bianco con cui è adornata Vienna nel momento dell'incendio alla locanda, fa da contrasto con i colori tetri della notte e quelli accesi delle fiamme. I sentimenti di Vienna nei confronti di Johnny sembrano essere riflessi nei fazzoletti che la donna indossa; prima verde quando i due non si sono ancora ricongiunti, poi rosso quando la passione si riaccende. Johnny Guitar è un film eccessivo, ma allo stesso tempo affascinante, che trova il suo punto di forza nei dialoghi e nella recitazione. I sentimenti che pervadono la storia sono messi in scena all'estremo; l'amore, la collera e la gelosia trovano la loro massima manifestazione. Un leitmotiv del cinema di Ray, che mostra quanto egli fosse moderno come narratore, è quello del protagonista maschile che ritrova sé stesso per mezzo di una donna. Johnny che avendo abbandonato la pistola non è più un pistolero ma non ancora un uomo, si redime salvando la vita a Vienna. Non si finirebbe mai di analizzare le tante forme di interpretazione offerte da questo cult. Vero oggetto di appassionanti riflessioni cinematografiche e non, Johnny Guitar continua ad esercitare un fascino immortale. E come scrisse Jean Luc- Godard "C'è stato il teatro (Griffith), la poesia (Murnau), la pittura (Rossellini), la danza (Eisentein) e la musica (Renoir). Da ora in avanti c'è il cinema e il cinema è Nicholas Ray." Dichiarazione forte, ma totalmente condivisibile se si pensa a Johnny Guitar, poichè la pellicola è un'esperienza visiva irripetibile. Per questo motivo è un capolavoro. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


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