La recensione del film Dietro i candelabri

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JIMI: ALL IS BY MY SIDE - RECENSIONE

Jimi all is by my side recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Jimi all is by my side recensione] - Un anno nella vita di Jimi Hendrix. O Jimi, basta il nome. Un anno cruciale, tra il 1966 e il 1967, dall'incontro con la sua mentore, Linda Keith, allora fidanzata di Keith Richards, agli esordi nei club newyorchesi, dalla conquista con la band The Jimi Hendrix Experience della swinging London, fino alla vigilia dell'indimenticabile esibizione al Festival di Monterey, dove dando fuoco alla sua chitarra Hendrix entrò nella storia del rock. Hendrix, i Beatles, i Rolling Stones, gli Who, Bob Dylan, Eric Clapton, sembra che il destino della musica si sia dato appuntamento lì, in quel momento e in quel luogo per uscirne completamente rivoluzionato. Diretto da John Ridley, fresco premio oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo, e fortemente voluto dal produttore Danny Bramson, Jimi: all is by my side è stato a lungo considerato il film impossibile da realizzare, per via degli eredi di Hendrix, non disposti a concedere nessun diritto sull' utilizzo dei brani. Film che si è configurato fin da subito come una vera e propria scommessa ovvero fare un film su Jimi Hendrix senza la musica di Jimi Hendrix. Scommessa per certi versi vinta ma scommessa per certi versi anche persa. Vinta perché nonostante tutto, regista e produttore, sono riusciti a portare a casa il film ed è un film che pulsa d'amore per il grande chitarrista, come si esplica nel rispetto verso l'accuratissima ricostruzione d'ambiente e nell'attenzione misurata della strepitosa interpretazione mimetica di Andrè 3000 degli Outkast. Non un gesto fuori posto, non una parola a caso. Ma persa perché la mancanza di colei che avrebbe dovuto essere la protagonista del film, ossia la musica, alla lunga si fa sentire. E non c'è nemmeno un succedaneo a sostituirla. Forse da uno come Bramson questo ci saremmo aspettati, considerate le premesse: un'invenzione sonora che reinterpretasse, trasformandole, le canzoni originali, una partitura musicale che trasfigurasse accordi e armonie in qualcosa di completamente nuovo, in una sorta di elaborazione geniale del genio, un po' come è stato fatto a livello narrativo per il Dylan di Io non sono qui. Invece Jimi: all is by my side, proiettato in anteprima come film d'apertura della Decima edizione del Biografilm Festival di Bologna, alla presenza dello stresso Danny Bramson, non si distanzia dalla media dei tanti biopic che si soffermano sulla cornice e perdono tra le righe della cura formale l'essenza del personaggio, la sua specificità, che in questo caso è la sua musica, la sua arte, il suo talento. Sentiamo ad un certo punto Eric Clapton affermare "è bravo" ma della sostanza di quella bravura nulla ci viene detto. Sono descritti alla perfezione gli avvenimenti storici, la concatenazione dei fatti, si ripercorre parte della biografia, gli incontri, i concerti, gli amori, ma quando c'è da scavare in profondità, gettare uno sguardo sull'abisso, quando c'è da sondare i meccanismi del processo creativo, indagare dove si origina il genio, comprendere le ragioni del mito, il film di Ridley non solo non ci riesce ma nemmeno ci prova. E sinceramente non ci sembra un dettaglio. (La recensione del film "Jimi all is by my side" è di Mirko Nottoli)
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