La recensione del film Jason Bourne

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JASON BOURNE - RECENSIONE

Jason Bourne recensione
Recensione

di Liliana Pistorio
[Jason Bourne recensione] - Quasi dieci anni dopo The Bourne Ultimatum, il mondo ha perso le tracce di Jason Bourne (Matt Damon). Un'assenza che nemmeno Jeremy Renner, protagonista dello spin-off The Bourne Legacy, è riuscito a compensare agli occhi dei fan della serie. Non essendo il consumato superuomo di altri film di spionaggio, quanto piuttosto uomo d'azione quasi suo malgrado, dopo le vicissitudini della trilogia conclusa nel 2007, Bourne ha smesso i panni dell'agente segreto alla ricerca del suo passato, si è ritirato a vita privata e vive di combattimenti clandestini. Come in altri episodi, a farlo tornare protagonista non è la sua volontà personale, ma eventi e trame che né lui, né lo spettatore, riescono a comprendere fino in fondo. In questo episodio, è la sua ex collega Nicky Parsons (Julia Styles) a rintracciarlo; introducendosi nei server della CIA ha scoperto nuovi dettagli sul suo passato e sul ruolo di suo padre di cui vuole metterlo al corrente. Lo trova in Grecia, ma la CIA è già sui loro passi. L'anziano direttore Robert Dewey (Tommy Lee Jones) e Heather Lee (Alicia Vikander), ambiziosa responsabile delle operazioni informatiche dell'agenzia, inviano una squadra per localizzarli. Nell'operazione, Parsons muore per mano di Asset (Vincent Cassel), ma riesce a consegnare a Bourne la chiave per accedere ai file segreti della Cia. Da questo momento in poi, Bourne ritorna protagonista, ancora una volta alla ricerca di un passato personale che incrocia trame politiche e segreti governativi più grandi di lui. Il film diretto da Greengrass porta continuamente lo spettatore in giro per il mondo e opera un montaggio energico e fortemente adrenalinico, fatto di tagli molto brevi di quasi un'inquadratura al secondo. I primi piani sui personaggi sono sempre molto ravvicinati, la macchina da presa gli sta addosso, levandogli quasi l'aria per respirare e trasmettendo inquietudine. La camera a mano (utile per trasportare lo spettatore dentro l'azione e trasmettergli un senso di agitazione e concitazione) non perde mai di vista l'azione. La sceneggiatura, seppur avvincente, presenta però dei limiti, tra cui il bisogno quasi ossessivo di rianimare il mistero attorno alla figura di Bourne, un personaggio i cui contorni erano già stati chiariti nella trilogia; e il ricorso al tema, già ampiamente abusato nella cinematografia odierna, del rapporto tra privacy, big data e possibilità che agenzie governative possano controllare le attività e i comportamenti dei cittadini. La saga di Bourne ha avuto il merito di cambiare l'immaginario dell'agente segreto cui eravamo abituati, lo 007 bello, carismatico, perfettamente padrone di sé e dei propri dispositivi ultratecnologici, offrendoci un uomo solo, in lotta con eventi che non può dominare, e con un passato dai contorni torbidi. Purtoppo questo ultimo capitolo della serie, pur ben confezionato e recitato, non offre nulla di nuovo se non azione e adrenalina che riesce a catturare lo spettatore sin dalla prima scena, anche se il ritorno dell'interprete principale aiuta a dare una spinta in più al film. (La recensione del film "Jason Bourne" è di Liliana Pistorio)
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