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Jackie recensione] - Una melodia d'archi quasi stonata, un primissimo piano di Jackie Kennedy (Natalie Portman) ed una serie di immagini spezzate e confuse.
L'incipit che ci propone Pablo Larraín è di certo lo specchio di quello che vedremo durante tutta l'ora e mezza di questo film, già vincitore a Toronto e Venezia e candidato a ben tre premi Oscar.
La storia di una donna così tanto conosciuta ma di cui sappiamo ben poco in realtà, una donna che in un momento di dolore estremo ha tirato fuori una forza che forse neanche lei stessa sapeva di avere, che si racconta ad un giornalista, alcuni giorni dopo il funerale del marito, John Fitzgerald Kennedy (Caspar Phillipson). La vediamo a tratti fragile, piccola, ferita, sul punto di spezzarsi da un momento all'altro, ma non appena si rende conto di ciò, un bagliore nasce nei suoi occhi e torna immediatamente la donna elegante, icona di stile sempre controllata e precisa che abbiamo imparato a conoscere.
Il regista vuole cercare di immaginarla in quei momenti così sconvolgenti, intimi, quei momenti in cui era semplicemente una moglie che aveva visto il marito morire tra le sue braccia colpito da due proiettili, una donna la cui fede vacilla insieme alla vita che stava costruendo.
È un ritratto a volte spezzato, vibrante, lucido e commovente che diventa ancora più intenso grazie alla più che magistrale interpretazione della spettacolare Natalie Portman (tra le favorite per l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista). I numerosi primissimi piani non lasciano spazio ad alcun tipo di dubbio: l'impegno e lo studio dell'attrice per interpretare questa parte dev'essere stato davvero lungo e non di certo così semplice. I movimenti delle labbra, del corpo, della sua stessa voce ci fanno quasi dimenticare di essere in una sala davanti ad un film, ci sembra di vivere tutto quel dolore, quello sconvolgimento occhi negli occhi con la stessa Jackie.
Ma non è solo questo, emerge forte la determinazione di una donna che non è disposta a cedere a compromessi con nessuno, pur di portare avanti il suo pensiero e le sue intenzioni: vuole che il marito non finisca nel dimenticatoio, ma venga annoverato come uno tra i migliori presidenti degli Stati Uniti.
Accompagnate da una colonna sonora che si amalgama perfettamente alla sceneggiatura arricchendola di nuove sfumature, le immagini spezzate e create ad hoc nel montaggio non risultano mai fastidiose o invasive, sono invece perfette per entrare davvero nel cuore di una donna complessa e al contempo così semplice e pura come lo era Jackie Kennedy.
(La recensione del film "
Jackie" è di
Rachele Di Paolo)
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