La recensione del film Isabelle

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ISABELLE - RECENSIONE

Isabelle recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Isabelle recensione] - Isabelle (Ariane Ascaride) vive in una confortevole casa vicino Trieste. Tra filari di vigneti, alberi da frutto e un orto rigoglioso baciato dal sole e arricchito dal profumo di salsedine del vicino mare, Isabelle lì, in quell' angolo domestico, dove si consola con una meritata pace, elabora comunque un inconsolabile disagio. Spesso, in quel luogo di silenzio, arriva Anna (Lavinia Anselmi), sua collega di lavoro, astronoma come lei. Isabelle è francese ed ha un figlio, Jérôme (Robinson Stèvenin), che vive in Francia e che sta per renderla nonna. Questa donna, dietro una maschera dall'apparenza tranquilla e risoluta nasconde preoccupazione per un fatto avvenuto, nel quale è coinvolta con lo stesso figlio. Il giorno in cui Jérôme bussa al cancello della casa della madre, per Isabelle inizia gioco forza il dover fare i conti con una scomoda realtà, ma che comunque fa parte della sua vita di donna e di madre, una realtà tra il bene ed il male. Ed è Davide (Samuele Vessio), un giovane con cui Isabelle instaura un rapporto di amicizia supportandolo anche nello studio della fisica, che determina la condizione di un'inevitabile presa di coscienza nel dover affrontare una colpa messa volontariamente e meschinamente a tacere. Inquadrature soggettive che mettono a nudo lo stato d'animo di Isabelle (una straordinaria Ariane Ascaride), nei non detti, nei silenzi interminabili, che filtrano un malessere sordo, un turbamento da rendere invisibile e sullo sfondo un paesaggio rassicurante, filari di vigna interminabili, sole e aria pulita, sono gli elementi che strutturano la narrazione di questo terzo lavoro di regia di Mirko Locatelli. "Isabelle" riesce a concretizzare quella forma poetica di cinema, che mostra in una soggettiva stilistica la condizione psicologica di una madre che vuole a tutti i costi proteggere suo figlio. Quanto costa ad entrambi, a madre e figlio, nascondersi dietro la scelta vigliacca di non denunciarsi diretti responsabili di un brutto incidente stradale? Anche se i giorni ed i mesi scorrono, permane comunque nelle coscienze di Isabelle e Jérôme, coinvolte e responsabili, un continuo sentimento oscuro e punitivo che mina continuamente ogni momento sereno e felice. Ed anche se nel rapporto con il giovane Davide, anche lui chiuso in un subdolo contrastante sentimento, Isabelle cerca riscatto e finanche un impossibile perdono, tutti i nodi verranno inevitabilmente al pettine, senza fare nessuno sconto alla meschinità del rimorso. Locatelli costruisce un film che è la rappresentazione della sinfonia muta del dolore, della disperazione, dell'angoscia, tutto espresso attraverso i gesti, le espressioni, gli sguardi accorati, i tormenti soffocati, di Isabelle, che si rotola senza remore nella menzogna e nella negazione gratuita di una colpa. Locatelli irradia la scena di luce viva, rassicurante, che ammanta di calore naturale gli stessi luoghi, rendendoli altrettanti personaggi dell'opera. La cucina della casa di Isabelle, colorata e assolata rappresenta il luogo dell'accudirsi nel quotidiano, dove si prepara il cibo, le marmellate, si sistemano i prodotti dell'orto. E così è per la bellezza del paesaggio che circonda la casa. Questa contrapposizione tra la nitidezza dei luoghi ed il sentimento corrosivo che cattura la coscienza di Isabelle e traspare attraverso il suo volto sorridente, esprime con sorprendente efficacia la compiutezza della poetica dell'opera. "Isabelle" è stato premiato al Montreal World Film Festival come "Miglior Sceneggiatura" e "Miglior Attrice" al Cape Town International Film Market & Festival. (La recensione del film "Isabelle" è di Rosalinda Gaudiano)
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