di A. Bizzotto
[
Irrational Man recensione] - La depressione, la casualità assurda che governa l'esistenza, la filosofia, con Kierkegaard e Nietzsche in pole position. Poi l'instabilità dei sentimenti, l'inaffidabilità delle relazioni, la componente crudele e pavida allo stesso tempo che può nascondersi in chiunque.
Woody Allen torna a lucidare temi che gli sono cari da anni in una nuova commedia drammatica che si vena di giallo. Un mezzo ritorno al thriller che paga il dazio alle regole di genere (come già aveva fatto con Match Point) solo a metà, per un film che al poliziesco pare non volersi concedere fino in fondo, guardando anche i fatti più crudi con ironia distaccata, e per questo a tratti spietata.
Abe (Joaquin Phoenix) è un professore di filosofia depresso, fuori forma, col vizio dell'alcool. Non ha più interessi, e non sembrano in grado di svegliarlo dal torpore esistenziale né le attenzioni della collega Rita (Parker Posey) né quelle della sua studentessa Jill (Emma Stone).
Finché non ascolta per caso una conversazione in una tavola calda. È la svolta: deciso a rimettere ordine nelle vite di chi ha sentito parlare, scuote la sua routine mettendo in moto un machiavellico piano di giustizia privata…
Allen maneggia la materia con il consueto cinismo, divertito ma anche triste. Cita Hannah Arendt e Dostoyevsky (fra le fonti di ispirazione di Abe c'è Delitto e castigo), non rinuncia al sarcasmo, ma la riflessione sulla precarietà dell'esistenza e dei sentimenti che la governano – in balia di umori prigionieri della nostra fisicità, delle nostre pulsioni – mostra la corda. Il sapore del risultato è quello di una buona minestra già assaggiata più volte.
Con Irrational Man Woody Allen non affonda il bisturi nella cancrena dell'anima come aveva fatto con Match Point. Mancano le note noir che scoppiettavano nella Maledizione dello scorpione di giada. Il cocktail di giallo e comedy dotta non è ben bilanciato: il film, nella sua prima parte, carbura con fatica e sembra far snodare l'intreccio in modo piuttosto pigro, attraverso una sceneggiatura che pare privilegiare il riferimento colto a una narrazione organica.
Il film si irrobustisce dopo il colpo di scena che è la chiave di volta, quando Allen inizia a sporcarsi le mani, pur senza prendere una decisione stilistica nell'oscillare fra accompagnamenti smaccatamente blues e inserti classici (ben più efficaci) affidati al pianoforte.
Il crimine – se ideato per un personalissimo fin di bene – può essere davvero scossa che eleva il pensiero dell'uomo? Allen non sembra curarsi del dilemma di natura etica. Il contrasto è quello fra gli sguardi che chi è coinvolto lancia sui fatti: il colpevole (Abe) che si sente galvanizzato e torna a vivere, Rita che è disposta a relativizzare la gravità dell'accaduto pur di avere quello che vuole, e Jill che invece a compromessi non vuole scendere.
Forse è questo a rendere davvero dark l'intreccio.
I colori della fotografia di Darius Khondji brillano ancora una volta, piccola perla di uso del colore e delle luci. Brava Emma Stone, bravissimo Joaquin Phoenix, esilarante Parker Posey.
(La recensione del film "
Irrational Man" è di
Alessandro Bizzotto)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Irrational Man":