La recensione del film Io sono qui

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

#IOSONOQUI - RECENSIONE

Io sono qui recensione
Recensione

di R. Ricucci
[Io sono qui recensione] - #IOSONOQUI, un film di Eric Lartigau, al cinema dal 14 ottobre, è una curiosa commedia romantica. La sceneggiatura di Thomas Bidegain e dello stesso regista, si muove su due piani: quello esistenziale e quello digitale. Il protagonista, Stéphane, Alain Chabat, è un uomo di mezza età, separato dalla moglie. Il primo dei figli, Ludo, Jules Sagot, si sposa e durante il pranzo di nozze, Stéphane lo vede amoreggiare con un giovane amico: cosa non sa di lui? David, Ilian Bergala, il secondogenito, sapeva della doppia preferenza del fratello così Stéphane comincia a sentirsi fuori da una realtà che dovrebbe essere la sua. Stéphane è anche uno chef, lo chef del ristorante di famiglia. È il lascito di suo padre e ancora lo disegna della sua presenza con un arredamento retrò e con vario bestiame imbalsamato e oramai impolverato, così come sembra essere lo stato dello stesso Stéphane. Infatti, Stéphane pare proprio fuori dal mondo moderno, dal mondo che naviga in una rete così vasta che oltrepassa i confini della sua piccola provincia francese. È il mondo digitale dove critici enogastronomici commentano il suo operato con il linguaggio dei social e i vari commenti si moltiplicano a vista di click. Per questo, ad aiutarlo è il giovanissimo Hugo, Lazare Lartigan, figlio della sua collaboratrice Suzanne, Blanche Gardin. Comunque sia, il protagonista Stéphane ci prova: ha un profilo Instagram che usa con una diligenza quasi inappropriata perché non distingue i messaggi privati e pubblici, cosa può dire e fare. Ma è proprio in quella porzione di mondo, che avverte poco virtuale, che conosce #Soo, Doona Bae, una donna sudcoreana. Restano affascinati uno dall'altro, dai messaggi "privati" e poetici che si scambiano oramai con facilità, in chatt. Ai ciliegi in fiore che #Soo posta, Stéphane risponde con la sua quercia davanti a casa. Così, dopo la fatica di rimodernare il vecchio locale del padre con la freschezza suggerita dal figlio David, Stèphane decide, senza darne preavviso, di andare a trovare la sua inconsueta conquista #Soo, a Seul, in Sud Corea. Con Stéphane, restiamo in aeroporto, un po' al modo di The Terminal del grande S.Spielberg, 2004. La differenza è tutta nell'identità che, meno di 20 anni dopo, si cerca di ricostruire. Dal conflitto tra le due potenze storiche, Usa e Urss, al conflitto tra relazione virtuale e quella reale. Ciò che cambia, cioè, è il mondo, quello fuori, quello vero che stabilisce connessioni alla velocità della luce. In meno che si possa pensare, l'attesa del protagonista fa il giro del mondo: lui continua a farsi selfie e a scrivere #IOSONOQUI in ogni angolo del vasto e coloratissimo e attraente aeroporto di Seul. Ma #IOSONOQUI e l'assenza di risposta, le mancate notifiche, lo destabilizzano, perché, di fatto, lui non è da nessuna parte. La coscienza di essere lì, in attesa di una donna che non ha mai conosciuto può avvenire solo se decide di uscire e andare a cercarla. Farsi prossimo all'incontro, questo è essenziale per il rapporto, vis a vis, face to face. #IOSONOQUI diventa #FRENCHLOVER, seguito da 9, 4K, un evento mediatico del quale il protagonista neppure si rende conto. Si fa presto ad essere un influencer, un personaggio da seguire mentre, invece, stai inseguendo la tua storia. Senza trovarla. Un film buonista che eccede nelle rappresentazioni mediatiche per finire nel consueto quadretto di famiglia. Ciò che resta comunque da scoprire è perché proprio #Soo, perché proprio il Sud Corea quando la storia non vede la necessità di una distanza così reale. Forse solo la poesia dei ciliegi in fiore, il cui rosa che riempie lo schermo ci riporta alla memoria il bellissimo e delicatissimo Poetry di Lee Chang-dong, 2010. Nonostante gli espedienti da giocare a suo favore, #IOSONOQUI resta un film abbastanza piacevole da guardare, se pure tutto è già noto e già visto nelle tematiche toccate, prima fra tutte il divario tra l'era moderna e quella digitale che nonostante i mille profili che si rendono disponibili fa perdere l'identità di amante e padre. Non convince pienamente #IOSONOQUI: troppo intuibile. #iciliegisonoinfioredovetusei, potremmo commentare. (La recensione del film "Io sono qui" è di Rita Ricucci)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Io sono qui":




Torna ai contenuti | Torna al menu