La recensione del film Io sono Mateusz

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IO SONO MATEUSZ - RECENSIONE

Io sono Mateusz recensione
Recensione

di Rachele Di Paolo
[Io sono Mateusz recensione] - "Io non vegetale" sono queste le prime parole che Mateusz, paraplegico dalla nascita, riesce a comunicare alla madre tramite un processo di associazione di simboli e parole. Solo dopo venticinque anni qualcuno capisce davvero che quello che voleva Mateusz era semplicemente essere ascoltato, trattato come un essere umano e non considerato non in grado di intendere e volere. Il suo cervello funziona normalmente, prova amore, pulsioni sessuali, ha una passione per le stelle, prova affetto, dispiacere, repulsione. Prova rabbia per un corpo che gli impedisce di poter trasmettere tutto ciò, per un corpo che lo limita e non gli permette di far sentire la sua voce. La storia è intensa, piena, commovente, l'attore principale, Dawid Ogrodnik, dà il meglio di sé per riuscire a interpretare egregiamente questo giovane disabile e la sua fama sta pian piano uscendo dalla Polonia: lo troviamo infatti tra i protagonisti del film "Ida" vincitore della statuetta come "Miglior Film Straniero" agli Oscar di quest'anno. Da non perdere di vista è anche il piccolo attore che interpreta le prime difficoltà di Mateusz, un Kamil Tkacz che si trascina a terra, sgrana gli occhi e interpreta perfettamente il suo ruolo, regalandoci le stesse emozioni che prova il suo personaggio: stizza, impazienza, angoscia a tratti. Ma quello che ci appare sempre ben chiaro è la forza di vivere che spinge questo ragazzo a non arrendersi mai, a non perdere mai la speranza di poter far sentire la sua voce, un giorno. La telecamera scende a livello dello sguardo di Mateusz, ci fa vedere le cose con i suoi occhi, con delle soggettive che ci permettono di osservare le cose dal suo punto di vista, di notare dettagli che altrimenti non avremmo mai notato. Pawel Dyllus, il direttore della fotografia, crea inquadrature ampie, sempre pronte ad accogliere tutto il mondo che lo circonda, il mondo che lui stesso è desideroso di conoscere. La musica, assente in alcune scene importanti, tende a sottolineare ancora di più tutte le sensazioni di disagio, di piccole conquiste, di sofferenza, di allegria; ci accompagna pian piano in un mondo a molti di noi sconosciuto, quello della disabilità. Una tematica delicata da affrontare ma che Maciej Pieprzyca riesce a dipingere nel migliore dei modi, senza esagerare, senza sbavature eccessive che avrebbero solo reso il film pesante e struggente da guardare per tutte le quasi due ore. Mateusz ci muove, ci lascia quel sottile pensiero che ci accompagna per un po', che magari ci torna alla mente quando ci troviamo davanti ad una persona come lui; forse ci cambia, perché no. Forse cambia la nostra prospettiva, il nostro modo di vedere il mondo, ci fa scendere un po' più giù e ci fa apprezzare particolari che non pensavamo potessero esistere. (La recensione del film "Io sono Mateusz" è di Rachele Di Paolo)
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