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Insidious 2 recensione] - Insidioso, riesce ad esserlo davvero. James Wan, il giovane Mida dell'horror contemporaneo, sa di aver creato un piccolo mito. E Insidious 2 - Oltre i confini del male, è insieme la conferma e la smentita di questo assunto. Già: perchè il secondo capitolo della saga iniziata nel 2011 e di cui già si intravede un terzo tassello, è allo stesso tempo il coronamento delle doti di spaventatore che Wan sa di possedere e un appiattimento delle soluzioni narrative dettato proprio dalla consapevolezza di essere bravo. La famiglia Lambert, protagonista del primo Insidious, riappare in questa ripresa con immutata pervicacia nel frequentare case infestate e con nuovi scheletri da riesumare. Se nel primo film l'occhio di bue della regia si concentrava sul piccolo Dalton, nel secondo Insidious investe il padre Josh, alle prese con un passato denso di traumi e con l'immancabile propensione a cadere vittima del sovrannaturale. Con l'eco del recentissimo The Conjuring che aleggia nelle (poche) stanze della location, con un non trascurabile bagaglio di trucchetti che Wan non esita a sciorinare, Insidious 2 spaventa senza eccellere in originalità. Sicuro dell'effetto perturbante che la sua tecnica registica scatena nel pubblico, il papà di Saw si accontenta di replicare in salsa solo leggermente corretta i capisaldi del suo background, dall'intersezione tenace tra mondo umano e sovrumano all'alternanza di stasi e azione compulsiva, dall'uso straniante della luce e della colonna sonora alla violenza deflagrante delle scene-clou alternata a lunghe, strazianti, cadute di ritmo. Sulla padronanza tecnica del suo materiale, nulla da eccepire: Wan è un horror-maker curioso e visionario e infonde autentico terrore alle sue scenografie. Però non lavora di psicologia: le sue trame svolazzano a pochi centimetri dal terreno solido del déja-vu e non hanno un'articolazione emotiva. Si nutrono dello spavento che inducono nel pubblico, senza ambire a suscitare una riflessione sui moventi, le ambiguità, le metamorfosi: in Wan, la paura è feticcio, imprinting visivo, trauma sensoriale. Il limite di questo approccio all'horror è una certa mancanza di stile narrativo, che si riduce alla solita sequela di espedienti-shock fine a se stessi. Sul fronte salti sulla sedia, però, Wan è sempre una garanzia.
(La recensione del film "
Insidious 2" è di
Elisa Lorenzini)
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