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In viaggio con Adele recensione] - L'amore vero, quello che ti riempie l'anima e ti stravolge la vita trova sempre il momento più giusto per arrivare, anche se sembra sempre tutto sbagliato.
E non solo, spesso prende le forme più inaspettate: Aldo (Alessandro Haber) di certo non si aspettava che una stramba ragazza con un pigiama a forma di coniglio potesse mai stravolgergli la vita.
C'è un provino da fare a Parigi, la svolta per Aldo è dietro l'angolo e questa trasposizione cinematografica del Cyrano che lo vede protagonista ne è la prova più lampante. Una sera però arriva una telefonata: Margherita, il suo grande amore, è stata portata via da un infarto e la sorella gli chiede di andare a salutarla per l'ultima volta e ascoltare cosa ha da dirgli.
Aldo corre nella sua vecchia cabrio rossa tutti i 200 km che lo separano da Foggia e va incontro ad una verità che mai si sarebbe aspettato: 28 anni prima la sua Margherita aveva dato alla luce sua figlia, Adele, ma non glielo aveva mai confessato per paura che potesse ostacolare la sua vita da attore.
Ed è così che inizia il loro assurdo viaggio, un viaggio che porterà Aldo a spogliarsi delle sue poche e traballanti incertezze, ad aprire il suo cuore e a imparare a vedere con altri occhi, quelli di Adele che a causa (o grazie) alla malattia vede tutto senza filtri, un mondo fatto di post it rosa, un gatto invisibile e un fidanzato che lo aspetta.
Il tema delle malattie mentali è sicuramente la colonna portante del film, un tema affrontato con la giusta delicatezza e serietà, senza mai cadere nel banale né tantomeno tentare di alleggerire o appesantire le diverse situazioni. La giovane Sara Colaiocco è impeccabile nell'interpretazione di Adele, lascia trasparire il disagio e contemporaneamente la spontaneità della ragazza in un turbinio di situazioni spesso estreme e che lasciano spiazzati.
Una spontaneità che sarà la chiave del film, l'anello mancante nella triste e vuota vita di Aldo che vediamo trasformarsi dietro le abili mani di Alessandro Haber: da attore ipocondriaco e insicuro troverà l'amore di una figlia dietro un post it rosa trovato per caso nella giacca. È una storia d'amore e di ricerca di se stessi, di malattia, di accettazione, di risate, di lacrime di felicità e rabbia; una storia di bugie urlate e verità dette sotto voce.
La regia è delicata, non si intromette e accompagna la storia con il giusto tatto: si focalizza sui loro volti, le espressioni che spesso sfuggono a chi non guarda davvero. Ed è proprio questo lo sguardo da cui dovremmo imparare, imparare a non fermarci alle apparenze, a non creare un muro con chi vediamo diverso da noi… è proprio lì la vera ricchezza.
(La recensione del film "
In viaggio con Adele" è di
Rachele Di Paolo)
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