di R. Gaudiano
[
In Guerra recensione] - Colui che combatte può perdere, ma colui che non combatte ha già perso. (Bertolt Brecht)
Con questa famosa frase di Brecht si apre l'ultimo lavoro cinematografico di Stéphane Brizé, "En Guerre". Il campo di battaglia è quello in cui combattono gli operai della fabbrica Perrin, specializzata in apparecchiature automobilistiche, con 1100 dipendenti che si trovano costretti a rivendicare a brutto muso i propri diritti. Due anni prima viene chiesto a questi dipendenti uno sforzo salariale per salvare la fabbrica, proprietà di un gruppo tedesco. In cambio l'azienda garantisce lavoro sicuro per almeno i cinque anni successivi. Promesse vane. A distanza di due anni l'azienda dichiara la chiusura della fabbrica ed una possibile delocalizzazione. Brizé qui osa un vero scenario che non ha nulla da invidiare ad un eccellente documentario, senza cadere in falsi moralismi e futile propaganda. Se nel suo precedente film "La legge del mercato" Vincent Lindon caratterizza un Thierry forte e perseverante, l'Amédéo di "En Guerre" è un uomo deluso e tradito, che si fa portavoce del folto gruppo di operai nel condurre una infuocata lotta sindacale senza fare sconti a nessuno Battendo i pugni sul tavolo, rivendicando le promesse fatte dai capi dell'azienda, gli operai compatti denunciano il proprio stato tra nervosismi parossistici ed attacchi esacerbati diretti ai rappresentanti del governo, e alla Confindustria francese, costringendo il finanziere tedesco a presenziare egli stesso al tavolo delle trattative. Gli incontri sindacali sono serratissimi, avvengono anche al di fuori della fabbrica. Brizé non lascia spazio ai silenzi, i dialoghi sono concitati nel confronto-scontro che spesso coglie di sorpresa gli stessi partecipanti. E non c'è spazio neanche per squarci di vita privata, è nella lotta che "En Guerre" assume le fattezze di un vero scontro della classe operaia che combatte strenuamente le governanti leggi del mercato. Non si discute, Brizé porta sulla schermo l'immediatezza di un fatto di cronaca, di vita vera, gridata, sofferta, vissuta. E porge tutto questo con una veridicità disarmante, con uno stile da documentario militante, penetrando con destrezza l'occhio della sua mdp nello svolgersi dell'azione, cogliendola in maniera eccellente. Non ci sono tempi morti, ci sono tempi martellanti, che incarnano un disagio, una sconfitta annunciata, incarnano nel volto del bravissimo Vincent Lindon la disperazione dell'impotenza di fronte ai colossi dell'economia mondiale. "En Guerre" denuncia, ma annuncia anche un mondo mai scomparso, in cui l'ideale è il motore di una vita all'insegna della libertà di parola nella rivendicazione di diritti, nel rispetto di patti stabiliti. Amédéo Laurent, il portavoce della lotta, sfonda il muro di una democrazia falsa e bugiarda, che si nasconde sotto le spoglie di un'economia tiranna, verso la quale, forse, oggi nessuna lotta di classe può veramente avere il sopravvento.
(La recensione del film "
In Guerra" è di
Rosalinda Gaudiano)
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