La recensione del film In guerra per amore

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IN GUERRA PER AMORE - RECENSIONE

In guerra per amore recensione
Recensione

di L. Pistorio
[In guerra per amore recensione] - New York, 1943. Arturo Giammaresi (Pierfrancesco Diliberto "Pif") è un giovane siciliano emigrato negli Stati Uniti. Nella grande mela ha conosciuto Flora (Miriam Leone), anche lei emigrata dalla lontana isola, e tra i due è nato subito l'amore. La ragazza è stata promessa in sposa dallo zio Alfredo (Orazio Stracuzzi) a Carmelo (Lorenzo Patanè) figlio del boss Don Tano Piazza (Mario Pupella), il braccio destro del potente e temuto Lucky Luciano (Rosario Minardi). Che cosa può fare Arturo per riuscire a impedire l'imminente matrimonio? Allo sfortunato ragazzo non rimane altra scelta che chiedere la mano direttamente al padre della giovane. Sembra un'impresa facile, ma in realtà non lo è: l'uomo abita in Sicilia, nel piccolo paese di Crisafullo. Arturo senza un soldo in tasca, deciderà così di cogliere al volo la sua unica possibilità per raggiungere l'isola: arruolarsi nell'esercito americano che proprio in quel periodo, su ordine di Roosevelt, stava organizzando lo sbarco in Sicilia. Arrivato nell'isola, Arturo conoscerà il tenente Philip Catelli (Andrea Di Stefano), con cui nascerà una sincera e reciproca amicizia. Il film porta alla luce una storia fino ad ora mai affrontata dal cinema (anche i libri pubblicati sull'argomento non sono moltissimi): il patto di collaborazione tra la mafia del posto e le forze Alleate, per favorire lo sbarco in Sicilia e la conseguente liberazione dalla dittatura. Il personaggio di Catelli s'ispira alla figura dell'ufficiale americano W. E. Scotten, colui che inviò ai suoi superiori una relazione in cui metteva in luce il problema della mafia in Sicilia (in seguito rinominato "Rapporto Scotten"). Un film intelligente, con una buona sceneggiatura e una colonna sonora, che insieme alle locations siciliane, fa perfettamente da sfondo agli eventi, quasi rafforzandone l'intensità. Pif indaga con ironia e franchezza lo sviluppo di un problema che ancora oggi interessa il territorio isolano e non solo. "In guerra per amore" può essere considerato quasi il prequel del precedente "La mafia uccide solo d'estate", poiché come affermato dallo stesso regista "spiega come siamo arrivati alla Mattanza. Il nostro racconto si ferma però al 1943, tutto arriva dopo, quando simbolicamente la mafia prende il potere" poiché "sino alla fine degli anni 70 non c'è mai stata in Italia una reale volontà politica di combattere Cosa Nostra". (La recensione del film "In guerra per amore" è di Liliana Pistorio)
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