La recensione del film In another country

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IN ANOTHER COUNTRY - RECENSIONE

In another country recensione
Recensione

di Marco Valerio
[In another country recensione] - Presentato al Festival di Cannes 2012 arriva, con colpevole ritardo, in Italia "In another country" del regista coreano Hong Sang-Soo (che nel frattempo ha conquistato il premio per la miglior regia al Festival di Locarno appena concluso, con il suo ultimo film "Our Sunhi"). "In another country" è un esercizio di stile narrativo, un gioco cinematografico leggero senza essere lezioso, costruito intorno alla reiterazione di una situazione ripetuta tre volte, mutando ad ogni nuovo passaggio piccoli particolari e prospettive. La protagonista è una donna francese chiamata Anne giunta in Corea per una breve vacanza e alloggiata presso una stazione balneare a pochi passi da Seul. Anne viene presentata in tre diversi episodi molto simili tra loro, ambientati nello stesso luogo, accompagnati da alcune identiche linee di dialogo e con gli stessi personaggi di contorno: di volta in volta cambiano le interazioni tra la donna e gli abitanti del luogo, gli intrecci narrativi e le conseguenze cui questi guidano. Anne ha sempre le fattezze di Isabelle Huppert: sembrano tre personaggi diversi eppure hanno tanto in comune tra loro (e il nome è solo l'elemento più immediato e, dopo tutto, meno importante), figurandosi come minime ma decise variazioni sul tema. Il film è diviso in tre episodi, punteggiati da una cornice: una giovane studentessa di cinema e la madre giungono nella piccola Mohang, in riva al mare. La ragazza, annoiata da quel luogo isolato e lontano, comincia a fantasticare e a inventarsi, scrivendole, delle storie: le tre storie che vedremo poi sullo schermo. Hong Sang-Soo lavora e gioca sulla struttura del suo cinema, costruendo un film nel film, tra divertissement e riflessione teorica, sempre allegra, lieve e originale. Il regista coreano colora con riusciti tocchi di brio e di divertito spirito auto ironico un film intelligente e riflessivo, senza mai essere cerebrale o auto compiaciuto. "In another country" traspone su grande schermo la libertà creativa, l'abbandono all'istinto e all'improvvisazione del processo creativo, partendo da un'idea di base che è fondamentalmente sempre la stessa, cogliendo le diverse potenzialità e forme. Ne viene fuori, quindi, un film brillante e affascinante, una riflessione non banale sugli imprevisti, le variazioni e le infinite possibilità che la scrittura, il cinema e la vita ci offrono. Da vedere. (La recensione del film "In another country" è di Marco Valerio)
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