La recensione del film Il Vincente

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IL VINCENTE - RECENSIONE

Il Vincente recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Il Vincente recensione] - Antonio, è un uomo giovane, di bell'aspetto, anche benestante, ma ha un vizio che lo tiene in pugno, lo fa sentire vivo e artefice indiscusso della sua vita: il gioco. Frequenta gente come lui, amici di vecchia data che come lui giocano d'azzardo, ma che, a differenza di Antonio, sanno anche gestire quel limite che, se superato, alla fine porta alla distruzione dell'esistenza. E così Antonio incontra Dalia (Maria Celeste Sellitto), giovane gallerista, che anche se all'inizio non gli dà molta confidenza, pian piano finirà col non resistere al suo fascino e cadere, anche lei, nella trappola devastante del gioco. "Il Vincente", opera prima di regia di Luca Magri, qui protagonista nel ruolo di Antonio ed anche co-sceneggiatore, è un film dallo stile penetrante, raffinato e sottile. Nell'affrontare il dramma del gioco d'azzardo, Magri compone quadri di vita sotterranea, chiusa in locali di fortuna, mentre intorno ad un tavolo volti tesi e madidi di sudore, respirando fumo di sigarette diventano schiavi di un miraggio, un sogno, una prigione senza porte e catene, un'ossessione devastante. Antonio, nella sua (in)cosciente spavalderia, è sprezzante del pericolo e alla fine, sul tavolo da gioco, metterà la sua stessa vita. Infine, l'uomo catturato da una cinica euforia , deride la possibilità della positività di una terapia di gruppo, inganna suo padre che gli tende una mano per aiutarlo ad evitare la totale rovina e non si accorge che la febbre maledetta ha infettato anche Dalia. "Il Vincente" è uno sguardo doloroso su un mondo, persone e luoghi, racchiusi in una dimensione di ossessione, vittime anche di manipolatori e di bari. Magri riesce, con uno stile lineare ed un'ottima tecnica narrativa, a definire il rapporto tra cinepresa (inquadrature e movimenti di macchina) ed il fatto narrato, l'ambiente, le persone, permettendo al film di assumere la sua forma. L'ottima padronanza della mdp è un tutt'uno con l'occhio e la mano del regista, che riesce a definire il senso di una tragedia umana catatonica, a cui Magri non concede possibilità di fuga, senza essere irrispettoso e accusatore. La fotografia in bianco e nero di Raul Torresi, è sorprendentemente funzionale alla situazione del film, di cui è una perfetta cornice figurativa. Il montaggio di Luca Pellegrini rende molto bene le relazioni spazio temporali nella loro successione, fornendo, a chi guarda il film, l'impressione di unità e continuità. Infine, l'ottima caratterizzazione dei personaggi ha reso la giusta e reale credibilità a tutta la storia. (La recensione del film "Il Vincente" è di Rosalinda Gaudiano)
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