La recensione del film Il Traduttore

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IL TRADUTTORE - RECENSIONE

Il Traduttore recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Il Traduttore recensione] - Andrei Bina (Kamil Kula), studente rumeno, frequenta un corso di specializzazione in lingue straniere all'università di Roma. Per sbarcare il lunario, oltre all'insufficiente sussidio della borsa di studio, di sera lavora in una pizzeria e di giorno, saltuariamente, collabora con le forze dell'ordine come traduttore di interrogatori ed intercettazioni sui suoi connazionali. Lavorare, non sempre di giorno ed invece ogni sera, distoglie Andrei dall'assiduità allo studio. Andrei ha una fidanzata moldava, Mihaela (Marianna Januszewicz), che aspetta con impazienza il permesso di soggiorno per raggiungerlo in Italia, sperando nei contatti che Andrei ha con il commissariato locale. L'incontro con la gallerista Anna Ritter (Claudia Gerini), amica di Marta (Silvia Delfino), tutor universitaria di Andrei, cambierà il quotidiano del giovane che sarà impegnato nella traduzione di un diario in lingua tedesca del defunto marito della gallerista. L'intesa tra Andrei e Anna, nata per un semplice rapporto di lavoro, sfocerà in una relazione carnale forte e mortificante. Opera seconda di Massimo Natale, "Il traduttore" articola la narrazione su varie tematiche, dall'immigrazione alla delinquenza per spaccio di droga, al ruolo delle forze dell'ordine, toccando la dolorosa corda delle relazioni umane tra immigrati e autoctoni. Andrei è il giovane immigrato che si trova a fare i conti con il mondo universitario per realizzare la sua formazione, con l'universo sommerso di un'immigrazione delinquente, di cui fanno parte molti suoi connazionali coinvolti nello spaccio di droga, e, nota edulcorata, con il mondo falso e bugiardo di Anna, donna tradita ed insoddisfatta che coglie la giovinezza e la veemenza sessuale del giovane per una squallida gratificazione personale. L'idea di fondo è buona, purtroppo è l'elaborazione e la messa in scena dell'opera che delude sotto vari aspetti. La staticità espressiva del giovane Andrei, la sua bellezza in bella mostra come un bambolotto amorfo fa il parallelo col personaggio triste e lascivo di Anna. Il loro rapporto non assume mai i connotati di una forza unica, simbiotica e resta relegato ai margini di una storia monca che non decolla per una scarna minuteria scenica. Ogni argomento viene trattato in modo riduttivo, ed il montaggio, che gioca male la selezione e la combinazione delle scene, mette ancor più in evidenza una recitazione che non fa miracoli. Per tutta l'opera l'occhio del regista resta fiacco e non raggiunge un valido obiettivo comunicativo-espressivo. Tuttavia, "Il traduttore" ha il merito della buona fotografia di Daniele Ciprì che gioca molto bene tra la luce naturale ed una luce astratta ben funzionale ad alcune scene del film. Ma il merito di Ciprì non riscatta la mediocrità dell'intera scrittura filmica. (La recensione del film "Il Traduttore" è di Rosalinda Gaudiano)
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