La recensione del film Il testimone invisibile

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IL TESTIMONE INVISIBILE - RECENSIONE

Il testimone invisibile recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Il testimone invisibile recensione] - Un'accusa di omicidio, il nuovo avvocato difensore che suona alla porta del principale indiziato, entra, gli dice che fra tre ore verrà arrestato e per far sì che questo non accada gli chiede di raccontarle di nuovo tutto daccapo, stavolta senza bugie. Così il protagonista comincia a raccontare e così, con il più classico dei flashback, comincia Il testimone invisibile, film diretto da Stefano Mordini, remake dello spagnolo Contrattempo che, ammettiamolo pure, non abbiamo visto. Un meccanismo giallo sfacciatamente compiaciuto, che monta e smonta continuamente se stesso, elegante, sofisticato, artificiale e artificioso. L'ambiguità della parola abbinata all'ambiguità della vista. Sarà vero quello che dice? Sarà vero quello che vediamo? Un omicidio e una stanza chiusa dall'interno. Porta chiusa, finestre chiuse, nessun segno di scasso. Nessuno è entrato, nessuno è uscito. Chi è il colpevole? Hitchcock, Conan Doyle, Edgar Allan Poe, Agatha Christie. Nello spingere il gioco metalinguistico alle estreme conseguenze, Il testimone invisibile sembra sempre sul punto di deragliare ma poi una lieve spinta proveniente da una mano ignota, interviene a rimetterlo in carreggiata, un particolare non considerato, un dettaglio infinitesimale il cui peso però è sufficiente a rimettere la bilancia in equilibrio. I dettagli, come più volte viene ripetuto nel film. Film d'atmosfera, di suspance in cui Mordini, anche sceneggiatore, (coadiuvato da un affiatato quartetto di attori: Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato) è bravo a sospingere i concetti di improbabile e inverosimile uno verso l'altro, tanto da farli sfiorare ma mai fino al punto di farli collimare. Ovviamente tutti i clichè del genere sono contemplati e in un certo modo svuotati della loro funzione: colpi di scena, ribaltamenti di prospettiva, rivelazioni e agnizioni sul filo di lana. Un whodunit di freddezza algebrica che esibisce con orgoglio la propria, totale, gratuità. Come diceva il poeta: datemi il superfluo, farò a meno del necessario. (La recensione del film "Il testimone invisibile" è di Mirko Nottoli)
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