IL SORPASSO di Dino Ris

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IL SORPASSO di Dino Risi

IL SORPASSO di Dino Ris Recensione

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Dino Risi è uno dei tanti maestri che hanno caratterizzato uno dei momenti più floridi del cinema italiano, quello della commedia all'italiana che ha riportato in auge l'Italia stessa, a seguito del neorealismo che, purtroppo, non riuscì a riscuotere grande successo di pubblico. Insieme a Risi, anche Comencini e Monicelli, tra i nomi dei registi più accreditati e maggiormente legati a questo genere. Ma non bisogna dimenticare l'importante e interessante lavoro svolto, in questo contesto, dagli sceneggiatori. Nel caso specifico del film "Il sorpasso" di Dino Risi, a scrivere con lui la sceneggiatura, oltre a Ruggero Maccari, c'era anche Ettore Scola. Protagonista indiscusso de "Il sorpasso" è Vittorio Gassman, uno dei cinque nomi più importanti ed evocativi di questo preciso momento storico e cinematografico. La mattina di Ferragosto del 1962, Bruno Cortona, a bordo della sua Lancia Aurelia B24 vaga per la deserta città di Roma alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Il caso vuole che il giovane Roberto Mariani, studente universitario, sia rimasto in città per preparare gli esami e che possa, quindi, aiutare il protagonista, facendolo salire in casa e offrendogli ciò che cerca, in un atto di buona fede. I modi di fare di Bruno, però, fanno sì che ben presto tra i due si instauri uno strano rapporto di amicizia. Il protagonista, infatti, invita lo studente a partire con lui. Nonostante le iniziali reticenze Roberto accetta e sale in auto con Bruno che dimostra, fin da subito, di amare molto la guida sportiva e di non porsi limiti quando è al volante. I due, nel corso del film, viaggiano fino ad arrivare a Castiglioncello, in Toscana, e fermandosi anche, più volte, in varie zone, incontrando alcuni parenti del giovane, ma anche la figlia e la ex moglie di Bruno. Roberto è più volte sul punto di lasciare l'amico e di abbandonarlo al proprio destino perché stufo del suo comportamento fin troppo sopra le righe, senza il minimo rispetto per niente e nessuno. Ma il carattere e i modi di fare di Bruno, sommati anche ad una serie di situazioni particolari che danno vita a delle simpatiche e divertenti gag, fanno desistere lo studente dalla sua idea e il viaggio continua fino al tragico epilogo: in occasione dell'ennesimo sorpasso avventato l'auto si scontra con un camion e precipita in un burrone. Bruno riesce, repentinamente, ad uscire dall'abitacolo della vettura e salvarsi miracolosamente, ma questo non succede a Roberto che non ha la stessa prontezza e, rimanendo intrappolato all'interno dell'auto, non sopravvive. Alla richiesta da parte degli agenti riguardo l'identità del defunto Bruno risponde che non conosce nemmeno il cognome del suo ormai ex passeggero. Si tratta indubbiamente di uno film che meglio rappresentano la commedia all'italiana di cui sopra e anche uno di quei film che tutti conoscono, rimasto nell'immaginario collettivo. Sono tanti i punti di forza di questo film. Uno su tutti è sicuramente la particolare attenzione da parte del regista, e degli sceneggiatori in generale, alla caratterizzazione dei personaggi. Sia Bruno che Roberto sono ben definiti e delineati in ogni loro tratto e in ogni loro azione, modo di agire e pensiero. Non rappresentano uno stereotipo, ma delle figure reali, con le quali poter entrare senza problemi in sintonia. E questa attenta caratterizzazione la si può vedere ancora di più se si considera un altro aspetto, strettamente connesso a questo, che è il viaggio che i due compiono. Al di là del viaggio fisico in auto, lo spettatore assiste anche ad un viaggio vero e proprio, soprattutto per Roberto. Quest'ultimo passa, infatti, da essere uno studente di legge che, il giorno di ferragosto è chiuso in casa da solo in una città deserta per studiare perché ha come unico obiettivo e scopo quello di laurearsi senza allargare il proprio orizzonte e guardare cosa c'è intorno a lui, a diventare un ragazzo ed essere un uomo. Quella che vive con Bruno non è un'avventura, ma una vera e propria formazione e iniziazione verso l'età adulta e verso una più consapevole maturità. E fa riflettere molto il fatto che, alla fine dei conti, l'unico a soccombere alla fatalità del destino sia proprio Roberto, o meglio il nuovo Roberto. Altro fattore emblematico di tutta questa vicenda è la durata. Il film si svolge in un giorno/un giorno e mezzo ed è questo il tempo necessario per far sì che possa compiersi la "trasformazione" sia di Roberto che, anche se in minima parte, di Bruno. Questo a dimostrazione del fatto che sono ben altri i fattori che vanno ad influire in questo improvviso cambiamento. A colpire lo spettatore, completamente stregato da questa vicenda, dalla quale è impossibile staccarsi, è la presenza di elementi comici che rendono, non solo divertente, ma anche intrigante, l'incontro e l'amicizia tra i due. Questo perché, oltre a divertirsi, non si sa mai cosa potrà avere in serbo il "misterioso" Bruno, come potranno reagire i presenti e se Roberto deciderà effettivamente di andarsene abbandonando il protagonista chissà dove. Ma a mescolarsi, o meglio ad irrompere a sorpresa sulla scena di quella che, fino alla fine, sembra essere una perfetta commedia, il dramma e la fatalità del destino che sembra voltare le spalle a ciò che di buono e positivo può esserci per favorire arrivisti, arrampicatori sociali e cialtroni come Bruno. E ciò può essere letto anche come una critica alla società che è disposta a sacrificare i principi e i valori del passato per favorire un nuovo presente, apparentemente migliore, ma inconsistente. Si tratta, quindi, di una sconfitta, sotto tutti i punti di vista, metaforici e non e di una sfida tra opposti. Bruno e Roberto sono due persone completamente agli antipodi che, però, nonostante tutto, funzionano. In tutte queste letture, più o meno concordi, che si possono dare alla vicenda, non c'è da dimenticare il ruolo e la bravura degli interpreti. Se Trintignant, nel ruolo di Roberto, è stato scelto successivamente e per le prime scene è stata utilizzata una controfigura per permettere a Risi di poter valutare i candidati, per il ruolo di Bruno non ci sono stati dubbi. Vittorio Gassman, in questo ruolo comico, ma a tratti anche drammatico, dimostra di essere davvero all'altezza. Nel complesso si può affermare che si tratta di un film dove non ci sono mai eccessi, dove la storia è lineare, completa e non si inceppa mai. E questo è anche, in gran parte, merito della regia attenta e minuziosa di Risi che lavora a "Il sorpasso" quasi come fosse un paziente da analizzare (non a caso era laureato in medicina). Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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