di R. Gaudiano
[
Il silenzio sul mare recensione] - (Su YouTube) - Shigeru è un giovane netturbino sordomuto. Durante le ore di lavoro trova nell'immondizia una vecchia tavola da surf. E' come un segno del destino. Shigeru sistema alla bell'e meglio la vecchia tavola e decide di cavalcare le onde del mare. In quel mare il suo sguardo si perde nell'ascolto di un meraviglioso silenzio e resta seduto ore ed ore sulla spiaggia in compagnia della sua ragazza, Takako, anche lei sordomuta. Il ragazzo è determinato a diventare un bravo surfista, ma durante un allenamento sulle onde impetuose, la tavola si rompe. I due giovani allora mettono insieme i risparmi e riescono a comprare una tavola nuova. Shigeru è letteralmente rapito dal mare, dal surf e dalla sensazione profonda che tutto questo riesca a regalargli momenti di pace, paragonabili quasi ad un'estasi mistica. La sua Takako lo accompagna su quella spiaggia solitaria e mentre lui si tuffa fra le onde con la tavola legata alla caviglia, lei, nell'attesa, piega i suoi vestiti con molta cura e amore. La tenacia loda Shigeru. Non solo entra a far parte del gruppo dei surfisti ma partecipa anche ad alcune gare. Ma il suo orecchio è sordo e non sente la chiamata per il suo turno d'entrata in gara. "Il silenzio sul mare" ha la firma di un grande regista nipponico, Takeshi Kitano, che ha saputo cogliere nei suoi film le contraddizioni e la crisi di valori del Giappone contemporaneo. Film di grande originalità e linguistica narrativa, pervaso da un sottile afflato poetico, "Il silenzio sul mare" è un'opera che media con maestria una melanconia tacita, che Kitano concentra nei volti dei due innamorati, pervasi da un senso di sconcertante finitudine, attori immobili, espressioni di una crisi esistenziale in movimento. Kitano affida i loro sguardi alla maestosità del mare, alla sua forza sferzante, dove Shigeru riscatterà i suoi limiti fisici. Tutto è riflessione in quest'opera, dalla fotografia al ritmo statico delle scene, che colgono in un rumoroso silenzio la drammaturgia lineare, profonda ed inquietante. Kitano cristallizza tutti i personaggi in un'analisi comportamentale che coinvolge i vari gradi dell'esistenza: dagli amici surfisti, ai colleghi netturbini, alla dolcezza remissiva di Takako, al negoziante di articoli sportivi. In questo quadro scenico, dove impera la solitudine di Shigeru e di Takako, contrapposta alle bellissime scene acrobatiche dei surfisti, ogni elemento diventa il simbolo di una realtà umana e sociale che trova l'ambito riscatto nella forza straordinaria e vitale del mare. Shigeru ammira con devozione i surfisti che cavalcano con agilità e bravura le onde impetuose del mare, ed il suo sguardo fisso sulla scena è la conferma della sua esaltazione tutta intimista, muta, comunque condivisa ed alla fine anche realizzata. Un piccolo gioiello di arte cinematografica, espresso con grande rigore stilistico, sensibile ed originale. Un quadro di una dimensione soggettiva, costretta nel mutismo del silenzio, a cui la bellissima colonna sonora ed il battito incessante delle onde del mare restituiscono voce. Shigeru ha affidato al mare maestoso e forte la chiave per riscattare il suo sogno, ma senza rispettare la sua forza indomita, ed il mare si è ripreso il suo sogno e lui stesso.
(La recensione del film "
Il silenzio sul mare" è di
Rosalinda Gaudiano)
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