La recensione del film Il Ricatto

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IL RICATTO - RECENSIONE

Il Ricatto recensione
Recensione

di Beatrice Po
[Il Ricatto recensione] - Al centro di tutto c'è un palcoscenico, luogo principale (per non dire quasi unico) in cui l'azione e il mistero del film prendono vita. Su questo palco c'è Tom Selznick (interpretato da un sempre bravo Elijah Wood), un pianista prodigioso rimasto per lungo tempo fuori dalle scene in seguito ad un errore commesso durante l'esecuzione del cosiddetto brano impossibile: La Cinquette. Nonostante la fobia da palcoscenico scaturita da quella vecchia figuraccia, Tom, spinto anche dalla moglie Emma (Kerry Bishé), decide di affrontare le sue paure e tornare ad esibirsi in teatro. E' proprio durante il concerto del suo grande ritorno però, quando il nostro protagonista si trova di nuovo sul palco davanti al pianoforte, che le cose prendono una piega inaspettata e inquietante. Tra le note dello spartito, Tom scorge una terribile frase scritta in rosso acceso: "suona una nota sbagliata e morirai". Da quel momento in poi il giovane protagonista si troverà coinvolto in un macabro gioco, del quale una misteriosa voce tiene le fila. Riuscirà Tom a suonare senza errori e salvare così non solo la sua vita, ma anche quella di sua moglie Emma? "Il Ricatto" (titolo originale "Grand Piano") è un aperto omaggio del regista spagnolo, Eugenio Mira, allo stile di due maestri del cinema: De Palma e Hitchcock. Proprio a quest'ultimo Mira ha dichiarato di essersi ispirato maggiormente, prendendo come riferimento più alto il cult del 1956 "L'uomo che sapeva troppo" e cercando di ricreare la classica tensione emotiva Hitchcockiana. Se l'atmosfera sospesa del film, voluta dallo sceneggiatore Damien Chazell (già autore della sceneggiatura di The Last Exorcism – Liberaci dal male), risulta in un primo momento accattivante e avvolta da uno charme quasi misterioso, verso la fine invece annoia, stanca e non regala nessuna sorpresa. La tensione, invece che salire fino ad arrivare ad un climax da grande thriller, cala man mano che il film si avvia verso la sua conclusione, lasciando allo spettatore la sensazione che aspetto visivo e narrazione non riescano a collimare in un "concerto" perfetto (e visto il film questo termine sembra più che adatto) per occhi e mente. I virtuosismi della macchina da presa, i forti colori della pellicola e la teatralità che permea quasi tutte le scene sono senza ombra di dubbio caratteristiche interessanti e audaci, ma perdono valore a causa di una narrazione troppo debole, fragile e piena di buchi. E' possibile che il regista, tentando di perseguire troppo scrupolosamente, le orme dei suoi maestri, abbia perso di vista il cuore del film, riducendolo ad una buona occasione mancata, un tentativo –mirabile, ma un po' maldestro- di realizzare un film raffinato ed elegante. (La recensione del film "Il Ricatto" è di Beatrice Po)
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