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Il quinto potere recensione] - Julian Assange è senza dubbio una delle figure più emblematiche del XXI secolo. La sua organizzazione no-profit nata nel 2006 con il nome WikiLeaks, avente l'obiettivo di pubblicare informazioni segrete, offrendo al contempo la sicurezza di un innovativo sistema di crittografia per garantire l'anonimità delle fonti, ha smascherato nel corso degli ultimi anni grandi enti internazionali, arrivando a denunciare nel 2010 i terribili crimini di guerra commessi dall'esercito degli Stati Uniti durante la guerra in Afghanistan. E in un periodo in cui numerosi biopic affollano le sale cinematografiche, non poteva certo mancare un lavoro in celluloide dedicato a questo contraddittorio ed emblematico personaggio, il primo ad aver dimostrato il grande potere della rete.
Diretto da Bill Condon, regista di "Dreamgirls" e dell'ultimo capitolo della saga di "Twilight", "Il quinto potere" racconta la storia del fondatore di WikiLeaks, interpretato da Benedict Cumberbatch, partendo dall'incontro di questo con il futuro collega Daniel Domscheit-Berg (Daniel Brühl), con il quale inizierà a raccogliere informazioni riservate su grandi enti internazionali, come la banca svizzera Julius Baer. Ma il sogno di Assange deve scontrarsi con il suo ego smisurato e la razionalità e ponderatezza dei suoi colleghi, che tenteranno di porre un freno al suo inarrestabile desiderio di giustizia, per il quale il giovane rivoluzionario dovrà pagare a proprie spese un prezzo molto alto.
Di spunti interessanti che potessero regalare a questo film un respiro ampio, critico e metaforico, fuggendo dal semplice documentarismo, ce ne erano a bizzeffe. Ma Bill Condon ha scelto la strada più semplice: rimanere in superficie, incentrandosi sugli aspetti biografici e romanzandoli (goffamente) in più punti, evitando di schierarsi e optare quindi per una supposta neutralità. Una neutralità che si rispecchia anche nella resa visiva, presa in prestito da thriller politici come "The Bourne Identity", in un guazzabuglio visivo a tratti disturbante. E nel ritmo conciso e confuso della narrazione si perdono le molteplici sfaccettature del personaggio principale e, con lui, tutti gli altri numerosi soggetti che con lui interagiscono.
Parafrasando "The Social Network", che puntava tutto sulla sceneggiatura e faceva leva su un personaggio eccentrico e geniale e sul suo incontro-scontro con l'amico collaboratore, "Il Quinto Potere" resta un tentativo mal riuscito, che si accontenta di passare in rassegna episodi biografici senza però entrarvi a fondo e caratterizzare debitamente un personaggio dalle varie sfaccettature, che meritava certamente un trattamento meno superficiale e un racconto meno sommario.
(La recensione del film "
Il quinto potere" è di
David Di Benedetti)
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