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Il processo ai Chiacago 7 recensione] - (Su Netflix) - 28 agosto 1968. A Chicago, nel bel mezzo della guerra del Vietnam, si tiene la convention del Partito Democratico. Per le strade i pacifisti sfilano e le manifestazioni degenerano presto in scontri violenti con la polizia. Sette persone, di estrazione e origini diverse, vengono accusate di aver sobillato le masse a insorgere. "Il processo ai Chicago 7" racconta quegli eventi e il processo che ne è scaturito. Inizialmente opzionato da Steven Spielberg, ci troviamo di fronte al più compiuto compendio del cinema di Aaron Sorkin, che inizialmente avrebbe dovuto scrivere le sceneggiatura poi si è ritrovato anche dietro la macchina da presa. Romanzare la Storia, spettacolarizzare la realtà, prendere la cronaca, smontarla e rimontarla, costruire un puzzle per far emergere tra le sue pieghe un messaggio, una parabola, un contenuto morale. Trasformare un fatto realmente accaduto in una metafora da cui trarre conclusioni che possano fungere da esempio. Il processo ai Chicago 7 poteva essere un classico "legal movie" che ha nell'aula di tribunale la propria location d'elezione, il proprio terreno di battaglia ideale a suon di interrogatori e controinterrogatori, e in parte lo è. Ma Sorkin sfugge alla monotonia della location unica ricorrendo a numerosi flashback, alla precisa ricostruzione di un'epoca, al serrato botta e risposta dei dialoghi dai risvolti perfino comici, insufflando ritmo e pathos nel rispetto del rigore documentaristico senza dimenticare le esigenze dell'entertainment, le quali possono anche scadere nella retorica ma sono parimenti efficaci a colpire i cuori. Sette personaggi (otto, in verità) accomunati dal medesimo obiettivo ma che incarnano altrettanti modi di concepire la protesta, di intendere la lotta, di definirsi "progressisti", contro un Potere fasullo e oscurantista per definizione. C'è l'hippy, lo studente di sinistra radical chic, il rappresentante delle Pantere Nere, l'attivista per i diritti delle minoranze. Perchè in ogni movimento la minaccia alla sua sopravvivenza è rappresentata tanto dai nemici all'esterno quanto dalle divisioni al proprio interno. Tante le posizioni, tante le priorità e, come sappiamo, ognuno ha sempre le sue buone ragioni, e sono tutte magistralmente interpretate. Perché, cosa da non trascurare, "Il processo ai Chicago 7" è anche una straordinaria gara di recitazione, quasi un pretesto per mettere sul ring uno stuolo di attori di razza, a sfidarsi a colpi di battute: Sacha Baron Cohen, Eddie Redmayne, Mark Rylance, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Michael Keaton. Il verdetto per noi è un assoluto ex aequo. Film avvincente, didattico, volutamente manicheo, impegnato, brillante, commovente. Da far vedere nelle scuole. Insieme a Mank, due belle pagine di storia americana.
(La recensione del film "
Il processo ai Chiacago 7" è di
Mirko Nottoli)
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