La recensione del film Il Pasticciere

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IL PASTICCIERE - RECENSIONE

Il Pasticciere recensione
Recensione

di Elisa Lorenzini
[Il Pasticciere recensione] - C'è una vocazione filosofica alla base del Pasticciere: un'ambizione sottesa a dichiarare molto più della superficie narrativa e ad esplorare le ambiguità del vivere quotidiano con una vena polemica poco frequentata dal cinema italiano. Il temerario Luigi Sardiello sceglie un personaggio e uno spunto lontanissimi dalla rassicurante schematicità del déja-vu nostrano e dipinge un dramma di confine con coraggio da avanguardista. Il suo pasticciere è il tranquillo, disciplinato Achille, maestro di delizie in un paesino del sud Italia, educato a portare "la dolcezza nelle vite degli altri" e a negarsi ogni piacere peccaminoso. La compostezza di cui Achille va fiero subisce uno scossone la sera in cui, entrato in una villa per consegnare dei dolci, ne esce con un cadavere nel bagagliaio. Da quel momento, la sua esistenza scandita da obblighi lievi e prevedibili precipita in picchiata verso scelte e pensieri insospettabili e il placido artigiano di provincia si ritrova oltre confine a sperimentare le zone d'ombra della vita. Sardiello vuole osare: si affida a un protagonista insolito ma azzeccatissimo, Antonio Catania, per raccontare la mimica monocorde e il micromondo metodico di un uomo medio travolto dalle circostanze. La scelta dei contesti e del carattere principale premia la sua audacia. Peccato che, come spesso accade al nostro cinema, la verve si smorzi nella descrizione degli accessori. Nel caso del Pasticciere, sono soprattutto i comprimari ad infiacchire l'impatto della costruzione: personaggi come il cattivo senza scrupoli, la poliziotta intraprendente e la femme fatale, pensati con l'unico intento di riempire le caselle dello storyboard e intrappolarlo entro i binari riconosciuti del genere noir, non escono, dalla penna poco esperta di Sardiello, forti e originali come dovrebbero. Lungi dall'arricchire la trama, la banalizzano. Colpa della recitazione (Fantastichini a parte) e non solo: è la concezione trita e piatta dei ruoli, specie di quelli secondari, che affossa le buone intenzioni di tanti registi di casa nostra. La sensazione è che manchi un filone di approfondimento e di innovazione delle categorie recitative in Italia. E se lo spunto c'è, come nel caso del Pasticciere, spesso non decolla. (La recensione del film "Il Pasticciere" è di Elisa Lorenzini)
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