La recensione del film Il paradiso degli orchi

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IL PARADISO DEGLI ORCHI - RECENSIONE

Il paradiso degli orchi recensione
Recensione

di David Di Benedetti
[Il paradiso degli orchi recensione] - Benjamin Malaussène (Raphaël Personnaz) è un capro espiatorio di professione: nel centro commerciale dove lavora, "Le Bonnheur Parisien", lo sfortunato giovane è costretto a subire ogni giorno i rimproveri del direttore dell'ufficio reclami. In realtà, il precedente proprietario del centro commerciale gli aveva proposto un accordo: essere trattato male fino allo stremo affinché i clienti scontenti s'impietosissero della sua condizione, così da non esporre nessuna denuncia e ritirare il reclamo. Malaussène ha una famiglia strampalata: due sorelle, una da poco incinta, l'altra veggente, e due fratellini, il primo esperto nel fabbricare bombe, il secondo disegnatore di grotteschi mostri intenti a mangiare Babbi Natale. Quando nel centro commerciale cominciano a verificarsi impreviste esplosioni, Malaussène, presunto colpevole, indaga con l'intrepida e sensuale giornalista "Zia Julia" (Bérénice Bejo), per far luce sugli eventi che lo vedono coinvolto, scoprendo così un oscuro passato e un inquietante segreto. Ispirato al primo romanzo della saga della famiglia Malaussène di Daniel Pennac, "Il paradiso degli orchi" (titolo originale: "Au bonheur des ogres"), il film è diretto dal regista francese Nicolas Bary, che ha realizzato nel 2008 la trasposizione cinematografica del romanzo per bambini "Les enfants de Timplebach" con Adèle Exarchopulos, protagonista indiscussa del più recente "La Vie d'Adèle". Riprendendo i toni favolistici del suo primo lungometraggio, Bary dirige una storia visionaria e colorata, quasi naïf, scandita da un montaggio rapido e un ritmo deciso. Del romanzo di Pennac, il regista conserva lo spirito sarcastico, cinico, ma anche onirico, trasportando la storia, ambientata originariamente negli anni '80, al giorno d'oggi, con grigi computer al posto delle nostalgiche e fascinose macchine da scrivere. Mescolando la commedia al giallo, Bary confeziona un'opera coinvolgente e divertente, riuscendo a mantenere viva l'attenzione dello spettatore senza dimenticare l'opera di partenza, della quale conserva anche l'ambientazione surreale e il sotteso cinismo di fondo, tutto rivolto al personaggio principale, il capro espiatorio, l'uomo più sfortunato del mondo, il signor Malaussène. Grottesca critica sociale mascherata dalla forte ironia e dalla simpatia dei suoi personaggi, "Il paradiso degli orchi" è un'opera piacevole che rifiuta una classificazione netta e lascia allo spettatore lo sfizio di trarre le proprie conclusioni, gettando solo le basi per una riflessione critica sul male umano nascosto dietro le brillanti luci al neon delle insegne luminose dei templi del consumo. (La recensione del film "Il paradiso degli orchi" è di David Di Benedetti)
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