IL PADRINO di Francis Ford Coppola

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IL PADRINO di Francis Ford Coppola

IL PADRINO di Francis Ford Coppola

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Parlare di un film come "Il padrino" non è mai semplice. Se, poi, si tiene conto anche del fatto che è presente in quasi tutte le classifiche dei migliori film di sempre e occupa le posizioni più alte si comprende bene che il compito non è affatto semplice. Il primo film della trilogia, tratta dall'omonimo romanzo di Mario Puzo, vede protagonista Don Vito Corleone, interpretato da un superlativo e quasi irriconoscibile Marlon Brando. Il regista, Francis Ford Coppola, confeziona un'opera degna di rimanere impressa nella mente degli spettatori, anche a distanza di tempo. La storia si apre, al termine della seconda guerra mondiale, con i festeggiamenti a seguito del matrimonio di Connie, figlia di Don Vito, la quale, a Long Beach, ha deciso di unirsi con Carlo Rizzi. Ai festeggiamenti, a fianco della sorella, ci sono anche gli altri tre figli di Don Vito: il primogenito Sonny, Fredo e il più giovane Michael, appena rientrato proprio dalla guerra e che è sempre rimasto volutamente distante e lontano dagli affari di famiglia pur essendone a conoscenza. La festa per la figlia sembra essere, fin da subito, un buon momento e un'ottima "copertura", neanche troppo segreta, per parlare di affari e Don Vito non perde occasione, nemmeno al matrimonio di Connie, di promettere aiuto e assistenza a familiari ed amici in difficoltà che si rivolgono a lui per una mano. Il boss, definito da tutti Il padrino, grazie alle sue famigerate "offerte che non si possono rifiutare" e avvalendosi anche dell'aiuto dell'avvocato Tom Hagen che cura gli affari legali e che Don Vito considera come un figliastro, fa subito capire di che pasta è fatto. Il primo a subire quello che risulta essere un ricatto è il produttore Jack Woltz che ha il dovere di dare un ruolo importante in un film al cantante Johnny Fontana. Tom Hagen si reca di persona a Los Angeles per cercare di convincerlo con le buone, ma il produttore sembra non comprendere la gravità della situazione, della quale verrà, però, a conoscenza quando si ritroverà la testa mozzata del suo purosangue preferito nel letto. La situazione sembra subire un'inversione di rotta quando Virgil Sollozzo, del clan dei Tartaglia, tramite Sonny, riesce a intercettare alcuni spostamenti e organizza un attentato ai danni del Padrino che, fortunatamente, sopravvive. A questo punto è Michael a prendere in mano la situazione, nonostante volesse rimanere fuori dagli affari di famiglia, capendo immediatamente la situazione e riuscendo a sventare un ulteriore attentato ai danni del padre mentre questi si trova in ospedale. Durante la convalescenza del padre, in attesa che si riprenda, Michael organizza anche un piano perfetto e che va a buon fine per eliminare Sollozzo. Dopo l'omicidio si trova, però, costretto a fuggire per far perdere le proprie tracce e si rifugia in Sicilia, dove sposa la bella Apollonia che, però, muore poco dopo in un attentato rivolto proprio al giovane Corleone. In America gli affari del Padrino continuano, ma quest'ultimo è costretto alla pace con il clan Tartaglia, dopo la morte del figlio Sonny. Il ritorno a casa di Michael ribalta ancora una volta la situazione perché il giovane decide di prendere in mano le redini della famiglia, ovviamente sempre con l'appoggio del padre, fidata spalla sulla quale contare sempre. Michael sposa la fidanzata di un tempo, Kay Adams, e, cogliendo i suggerimenti e gli insegnamenti del padre, che muore d'infarto in giardino mentre sta giocando con il nipote, cerca, in parte, di uscire dal giro della criminalità e lavorare alla luce del sole. Per farlo, però, ha bisogno di sistemare tutti i conti in sospeso che lo ancorano, in qualche modo, al passato. E' il turno, quindi, di un nuovo Padrino che sembra avere tutte le carte in regola per essere all'altezza del precedente, se non addirittura superarlo, in quanto ad astuzia. Sono tanti gli aneddoti e le curiosità che si potrebbero citare a favore e non della visione di questo imponente film. Partiamo dal cast. Un cast davvero superbo con un Marlon Brando che, con le guance gonfie e la bocca impastata, riesce a convincere tutti nella sua interpretazione dello spietato Padrino, nonostante un provino decisamente improvvisato. Convincente e ormai di diritto nella cultura popolare sia grazie alla sua famosa battuta sia alla sua performance. Merita ricordare l'improvvisazione di uno dei momenti più iconici dell'intero film, quando nella sequenza iniziale, ascoltando la prima di una serie di richieste, si siede, guardando quasi in cagnesco gli altri personaggi, mentre accarezza molto lentamente un gatto, trovato poco prima sul set. Ma all'ottima interpretazione di Marlon Brando va aggiunta senza dubbia quella più che riuscita dell'allora quasi sconosciuto e alle prime armi Al Pacino che si impone davanti alla macchina da presa, mettendo in ombra tutti gli altri, nel perfetto stile del personaggio che interpreta. A livello tecnico si può sicuramente parlare di una regia pulita da parte di Coppola che preferisce, in un certo senso, mettersi da parte e dare spazio alle interpretazioni, alle voci e alle vicende dei personaggi che sono il vero fulcro della storia. Nonostante questo ci sono vari accorgimenti che hanno permesso al film di essere considerato uno dei migliori di sempre. Ci si potrebbe soffermare su vari momenti e varie scene, tutte importanti allo stesso modo, ma sviluppate con una precisa modalità. Nelle sequenze iniziali, e, in generale, in tutte quelle che vedono Don Vito protagonista durante una trattativa o nel tentativo di trovare un accordo ad una determinata situazione, l'uso dell'illuminazione è significativo e anche simbolico. Il padrino e tutti coloro che ruotano intorno a lui non sono mai veramente illuminati, specialmente quando si trovano nel cosiddetto ufficio per parlare di affari. C'è sempre un buio che aleggia, quasi a simboleggiare il nero delle anime di queste persone che non saranno mai in grado di redimersi e che ormai si sono macchiati e si stanno macchiando di colpe, reati e peccati dai quali è impossibile uscirne. Uno dei pochi personaggi che hanno a che fare con i loschi giri del Padrino a non essere troppo in ombra è il giovane Michael. Questo perché inizialmente è l'unico che cerca di stare fuori dalle questioni di famiglia, ma quando ci si ritrova coinvolto, nel bene o nel male, anche la sua figura cinematografica ne risente e comincia a rabbuiarsi, in concomitanza proprio della sua anima che diventa sempre più scura. Degna di nota è anche la sequenza che precede la fine e, in particolar modo, il montaggio di quest'ultima: una resa dei conti spietata che fa presagire la sete di vendetta del nuovo Padrino che non sarà mai davvero sazia. Il montaggio alternato che mostra parallelamente il battesimo con le promesse pronunciate da Michael e gli omicidi ordinati proprio da quest'ultimo nei confronti di tutti coloro che, direttamente e non, hanno cospirato contro la famiglia Corleone è da brividi. Sia la realizzazione tecnica che la perfetta coincidenza tra le parole di pace, serenità e amore che Michael pronuncia e le morti che sembrano quasi rispondere alle parole del nuovo spietato Padrino. Al di là del fatto che la realizzazione di un'opera del genere ha dato il via, nel corso degli anni, ad un filone che ne ha seguito più o meno attentamente le orme, il grande successo derivato dall'apprezzamento da parte del pubblico per questo prodotto ha saputo anche far rialzare l'industria cinematografica di quel periodo, dando nuovi spunti ai cineasti. I tre premi oscar vinti sono solo una parte del grandissimo successo che questo film ha ottenuto e continua ad ottenere. Il titolo di miglior film è riuscito a consacrare ed affermare ancor di più Coppola nell'olimpo dei grandi registi e il miglior attore protagonista a Marlon Brando ha permesso a quest'ultimo di rimettersi in piedi e di rimettere in piedi anche la sua stessa carriera che sembrava verso il tramonto. Un film che, ancora oggi, risulta godibile al grande pubblico che, grazie alla caratterizzazione dei personaggi e alla messa in scena da parte del regista, riesce a farsi coinvolgere totalmente dalla vicenda, andando quasi a offuscare il giudizio, ponendo lo spettatore dalla parte dei cattivi. L'abilità di Coppola (e non solo) sta, infatti, proprio in questo: nel riuscire a creare personaggi che, seppur negativi, sono in grado di conquistare lo spettatore e farlo dubitare, anche solo per un istante, di qualsiasi cosa. Un film da vedere e rivedere che non stanca mai. E un film degno di rimanere nella storia del cinema.. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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