di R. Gaudiano
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Il Nemico recensione] - Massimo Zamboni, chitarrista e co-fondatore del CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti), a quindici anni dallo scioglimento della storica band post-punk, riunisce i membri del gruppo intorno ad un nuovo progetto sul tema della Resistenza partigiana. L'intento è più che una semplice riunione. Massimo Zamboni, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli, con la cantante Angela Baraldi e il batterista Simone Filippi, si incontrano nel suggestivo Teatro Sociale di Gualtieri dove Zamboni propone un testo da mettere in musica: Il nemico. Quest'incontro partorirà il film-documentario "Il nemico", diretto dall'etnomusicologo Federico Spinetti, e un cd che contiene l'intera colonna sonora del film. In effetti lo sviluppo di questo progetto ha una sua storia alle spalle. Durante gli anni novanta esplode la forza comunicativa e coinvolgente del rock italiano, e sono gli anni in cui i musicisti del CSI si classificarono primi con "Tabula rasa" un brano sempre sulla resistenza. Oggi, questi musicisti sono accomunati dall'interrogativo non di facile risposta sul significato che si da alla resistenza, di cui quest'anno ricorre il settantesimo anniversario, ed alla figura del partigiano. Attraverso una carrellata di brani musicali la storia passata riaffiora. Un brano, "29 febbraio", un recitativo su base musicale interpretato da Massimo Zamboni, racconta la storia di suo nonno, fascista, morto ammazzato quel 29 febbraio del 1944 per mano partigiana. Zamboni, con semplice pragmatismo, si rifà ai ricordi di ragazzino, alla vita trascorsa con la sua famiglia, ritorna nella casa del nonno e riflette, con una sincera malinconia, sull'assurdità di quella guerra civile, cruenta, insensata. La riflessione è ancora più suggestiva e toccante perché Massimo Zamboni non è certo mai stato fascista, in una Reggio Emilia rossa, lui è un convinto antifascista. La mdp di Spinetti coglie attraverso l'espressione del viso di Massimo Zamboni la necessità di far riposare quei morti in pace, da entrambe le parti politiche, perché il perdono rimpiazzi l'odio. L'intercalare dei brani musicali, l'elaborazione di documenti cartacei, le rappresentazione di luoghi teatro di morte, i vari monologhi recitativi, ricostruiscono e raccontano in sinergia la storia della resistenza italiana con lo sfondo del paesaggio reggiano. Attraverso la sconcertante serenità della voce di Zamboni, il fascismo e la resistenza coesistono sulla scena, un atto franco, di riconciliazione con un passato che non si deve dimenticare. Zamboni, sulla storia della sua famiglia fascista, ha scritto il libro "L'eco di uno sparo", edito da Einaudi.
(La recensione del film "
Il Nemico" è di
Rosalinda Gaudiano)
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