La recensione del film Il mondo fino in fondo

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IL MONDO FINO IN FONDO - RECENSIONE

Il mondo fino in fondo recensione
Recensione

di D. Di Benedetti
[Il mondo fino in fondo recensione] - Mentre le sale italiane ospitano il meraviglioso "La Vie d'Adèle", vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013, il Festival del Cinema di Roma ospita come film d'apertura per la sezione "Alice nella città" l'opera prima fuori concorso dell'esordiente Alessandro Lunardelli, "Il mondo fino in fondo". Davide (Filippo Scicchitano) è un giovane e introverso ragazzo di provincia che non riesce a comunicare il proprio disagio alla sua famiglia. Il giovane è omosessuale e nessuno, nemmeno suo fratello Loris (Luca Marinelli) sembra poterlo capire. Durante un viaggio a Barcellona, Davide conosce per caso Andy, un attivista ecologista dagli incerti gusti sessuali, e decide di seguirlo in un viaggio di sola andata per il Cile. Loris, saputo della fuga del fratello, si lancia così in una frenetica corsa nel tentativo di ritrovarlo. Il cinema italiano non è stato finora minimamente in grado di raccontare con la giusta profondità né con il giusto spessore la condizione di chi si trova a dover fare i conti con un orientamento sessuale che nel nostro Paese, purtroppo, ancora non riesce a essere accettato da buona parte della popolazione. Tanti sono tutt'ora i suicidi di ragazzi che, incapaci di reagire, pongono fine alle proprie vite perché sicuri di non essere mai accettati, in una società ricca di pregiudizi, soprattutto da coloro che dovrebbero amarli incondizionatamente. In questi ultimi anni abbiamo assistito a flebili tentativi come "Outing – Fidanzati per sbaglio" e "Come non detto", il primo totalmente da dimenticare, il secondo accettabile seppur un po' troppo farcito di buoni sentimenti. Di qui si spiega la grande aspettativa nutrita nei confronti del film di Alessandro Lunardelli. Ma si sa, da alte aspettative spesso derivano grandi delusioni. Non per lo stile registico del giovane cineasta, sia chiaro, il quale dimostra di essere perfettamente conscio di cosa significhi guidare la macchina da presa e gli attori, ma perché incapace di dare a una sceneggiatura di per sé povera il giusto spessore, laddove abbondano dialoghi a volte vivaci, situazioni al limite del surreale e ambientazioni esotiche, che vogliono raccontare qualcosa di profondo ma che, in fondo, non raccontano nulla. Quella di Lunardelli è una regia innamorata alla follia dei personaggi che racconta e che, proprio per questo, dimentica paradossalmente di donar loro il giusto spessore psicologico. Eppure, di premesse promettenti ve ne erano: il silenzio del giovane Davide in primis, che finalmente permetteva di portare sullo schermo un'omosessualità "tacita", non sbandierata, lontano dai soliti clichés; il rapporto con il fratello Loris in secundis, sviluppato a dovere solo sul finale. Insomma, il talento di Lunardelli è un bocciolo sicuramente ravvisabile che, probabilmente, riuscirà a sbocciare in un futuro prossimo. Intanto, però, l'Italia manca ancora una volta l'opportunità di raccontare nel modo giusto una realtà che sembra proprio non voler vedere. (La recensione del film "Il mondo fino in fondo" è di David Di Benedetti)
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