di R. Gaudiano
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Il matrimonio di Rosa recensione] - C'è sempre qualcuno in famiglia che si rende disponibile non solo per le urgenze dei parenti più stretti, ma rinunciando anche alla propria indipendenza di vita. Rosa (Candela Peña) è l'esempio di sorella attenta e amorevole, di figlia riconoscente e di madre sempre presente con sua figlia Lidia (Paula Usero), giovanissima e già madre di due gemelli. Rosa lavora come costumista per il cinema. Su Rosa si può sempre fare affidamento, e tutti approfittano di questo suo particolare altruismo: parenti, amici e vicini di casa. Un giorno però Rosa raggiunge il colmo della saturazione e decide che è arrivato il momento di riprendere in mano la propria vita. La soluzione è trasferirsi da Valencia, dove vive, a Benicasim, paesino dove esiste ancora il locale che un tempo sua madre adibiva a sartoria, il che permetterebbe a Rosa di iniziare un'attività tutta sua. Ma non solo! Rosa decide addirittura di sposarsi. Comunica l'evento ai fratelli, al padre e alla figlia. Il matrimonio si celebrerà a Benicasim e sarà molto singolare. Rosa si sposerà con sé stessa. Questa decisione improvvisa non sarà priva di reazioni in famiglia, mentre verranno a galla malumori generati da vari interessi. Quante Rose esistono? Iciar Bollain, regista de "Il matrimonio di Rosa" caratterizza attraverso la maschera della bravissima Candela Peña, una donna in un certo senso usata dalla propria famiglia, come persona, alla quale sono negati ambizioni e progetti. Il padre le invade casa, la sorella Violeta è sfuggente, il fratello Armando incasinato in un matrimonio fallito, approfitta di lei coinvolgendola spesso nella custodia dei figli. Rosa, è così per tutti quasi un oggetto da gestire a proprio uso e consumo. Un quadro abbastanza realistico d'appartenenza ad una dimensione famigliare, dove i congiunti hanno una loro concezione egoistica sulle relazioni parentali, in cui ogni disponibilità resta aleatoria, quasi bugiarda, e si approfitta invece di chi non riesce a rifiutare supporto e aiuto. La Rosa di Iciar Bollain è questa. Una donna delusa e sfruttata, che decide di sposarsi con sé stessa, un gesto che sancisce per lei una nuova vita, una nuova storia, un impegno verso sé stessa a rispettarsi e soprattutto amarsi, riuscendo finalmente ad essere rispettata da tutti, soprattutto in famiglia. Perché rispettare una persona vuol dire prima di tutto non usarla per egoismi e necessità personali. La sceneggiatura scritta a due mani dalla regista e Alicia Luna, rende molto bene il tono di leggerezza che struttura tutta la narrazione nel porgere con grazia e discrezione un dramma esistenziale. Con scene a tratti felliniane, dai colori vividi, come il rosso del vestito di Rosa che ricorda il magnetico rosso di Pedro Almodovar, "Il matrimonio di Rosa" è il racconto soprattutto di persone, dei loro drammi, delusioni e passioni, in una Spagna mediterranea baciata dal sole cocente. Un omaggio alla donna, dunque, alla donna che si trova a decidere su sé stessa e di sé stessa. La donna che prende coscienza della propria esistenza, che per una cultura atavica, purtroppo, è stata troppo strumentalizzata soprattutto in famiglia, perdendo il rispetto verso la propria persona ed il modo di essere e di esistere. Ed è ciò che la Rosa del film ha percepito in un momento di salutare rivalsa. Il film ha ricevuto ben 8 candidature ai Premi Goya 2021, aggiudicandosi la vittoria come Miglior canzone e Miglior attrice non protagonista.
(La recensione del film "
Il matrimonio di Rosa" è di
Rosalinda Gaudiano)
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