IL GRANDE SONNO di Howard Hawks
di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Le silhouettes dei due protagonisti, interpretati da Humphrey Bogart e Lauren Bacall, che
accendono una sigaretta è la primissima immagine, immediatamente sovrastata dal titolo del film,
"Il grande sonno" di Howard Hawks. Grazie a questa inquadratura iniziale lo spettatore può subito
comprendere l'atmosfera che aleggerà all'interno dell'opera che rientra nel genere noir: ombre,
tensioni e contrasti.
Film difficile da riassumere perché molto contorto dal punto di vista narrativo, ma proprio per
questo ricco di fascino e interesse da parte del pubblico.
Howard Hawks, uno dei più grandi maestri per quanto riguarda il cinema d'azione americano,
realizza un'opera complessa, ma destinata a rimanere una delle pietre miliari del cinema. Il tutto
parte dal romanzo di Raymond Chandler che vede protagonista il detective Philip Marlowe, eroe
che rappresentava una delle figure più affascinanti della letteratura poliziesca prima e che, poi,
grazie alla più che riuscita interpretazione da parte del malinconico volto di Humphrey Bogart, ha
avuto la sua definitiva consacrazione.
A Los Angeles un generale, appassionato di orchidee, affida al detective Philip Marlowe un
incarico, quello di scoprire chi ricatta la figlia minore Carmen, della quale circolano alcune foto. A
tutto questo è presente anche Vivian, la sorella maggiore, sposata, ma del cui marito non si hanno
tracce. Marlowe, nel frattempo, accetta l'incarico e riesce a scovare il ricattatore, trovandolo però
morto. Decide di seguire la traccia delle foto, che sono sparite, e arriva all'amante dell'ex segretaria
dell'ucciso. Quest'ultimo decide di vendere le foto a Vivian, ma non fa in tempo perché qualcuno lo
uccide. Nonostante Marlowe riesca ad arrestare e consegnare alla polizia il sospettato, c'è ancora un
mistero irrisolto: non si trova il marito di Vivian. Il detective, che tutti cercano di dissuadere dal
continuare l'indagine, arriva a scoprire che la donna frequenta una casa da gioco clandestina e che,
secondo alcune voci, il marito di lei è scappato con la moglie del proprietario. In realtà si viene a
scoprire che la storia non è affatto in questo modo, ma che, anzi, il proprietario ha nascosto la
moglie fingendo che lei sia scappata con il marito di Vivian, solo ed esclusivamente per proteggere
quest'ultima.
La confusione che si viene a creare all'interno di un intreccio così complesso e quasi
incomprensibile dopo una prima visione è dovuta principalmente al fatto che Chandler decise di
fondere due racconti diversi che mescolati gli hanno permesso di ottenere quella che si può
considerare come una metafora del caos del mondo dell'epoca.
Il ritmo e il montaggio, poi, contribuiscono molto a creare questo effetto di confusione, in quanto
non si riesce a trovare un momento di calma e di tregua all'interno dell'opera di Hawks. Si passa da
una scoperta all'altra, da un cadavere all'altro senza sosta e senza nemmeno permettere al pubblico
di metabolizzare, capire e cercare di formulare una teoria.
I punti forti del film sono, quindi, molteplici, sui quali si potrebbe discorrere a lungo. In primis la
coppia Bogart-Bacall (già testata sullo schermo con "Acque del sud", sempre diretti da Hawks) il
cui travagliato rapporto rappresenta il vero filo conduttore del film. Le loro vicende si susseguono,
con sbalzi e improvvise rivelazioni, di pari passo con quelle dell'indagine e le loro performance
sono impareggiabili.
Sicuramente, però, è il regista Howard Hawks la punta di diamante che, attraverso il suo montaggio
trasparente, riesce a mostrare in maniera praticamente perfetta tutti gli accadimenti, lasciando, anzi,
il primo piano all'azione in sé piuttosto che ai personaggi. E' per questo che la tensione non si
allenta mai, non ci sono tempi morti e i dialoghi sono ridotti all'essenziale, così come i movimenti
di macchina. La sua classica inquadratura è quella che si può vedere nei dialoghi, principalmente tra
i due attori protagonisti, dove uno dei due è ripreso di tre quarti mentre l'altro è di spalle.
C'è, però, da dire che il suo modo di fare cinema e il suo montaggio limpido e trasparente lo
portano a creare delle situazioni particolari, addirittura di metacinema, il tutto in maniera
chiaramente velata e nascosta. Un esempio è il già citato incipit durante il quale si vedono le due
ombre dei personaggi proiettate su un vetro che compiono un gesto semplice, ma che verrà ripetuto
più e più volte durante il film: quello di accendere una sigaretta. L'altro grande momento di
metacinema, o meglio di narratore onnisciente, coincide con l'uccisione del povero Jones. Il
detective Marlowe assiste alla scena da dietro una vetrata e vede, al pari dello spettatore, le ombre
della vittima e quella dell'assassino. In questo modo il pubblico, accanto al detective, guarda il tutto
con i suoi occhi, ma al tempo stesso, essendo al di fuori della storia e del personaggio stesso, riesce
a vederlo impaurito mentre si nasconde. Infatti, prima siamo accanto a lui e spiamo il dialogo tra i
due uomini, poi la cinepresa si sposta, permettendoci di vedere quello che Marlowe riesce solo a
sospettare.
C'è, poi, chi considera la confusione del film e l'esagerazione del detective nel voler condurre e
portare a termine a tutti i costi l'indagine come la volontà del regista di inserire una nota
"umoristica" all'interno dell'opera. Ciò potrebbe risultare come la vera qualità nascosta del film che
permette, ancora oggi, di poterlo apprezzare a fondo.
Un film sicuramente di non semplice comprensione dopo una prima visione, ma che possiede,
anche per occhi meno esperti, tutte le carte in regola per potersi affermare come un vero e proprio
must, sotto tutti i punti di vista. Un film nel quale i due attori principali regalano una performance
indimenticabile e dove il regista dimostra di essere un vero e proprio maestro non solo del genere
(quello di azione), ma di cinema in generale attraverso varie tecniche disseminate all'interno del
film. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.