La recensione del film Il Gattopardo di Luchino Visconti

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Trama

IL GATTOPARDO di Luchino Visconti

Il Gattopardo Recensione
Siamo in Sicilia prima dello sbarco dei Mille, negli anni del Risorgimento. Il principe don Fabrizio di Salina (Lancaster), il cui stemma del casato è un Gattopardo, è preoccupato per tutti i cambiamenti politici e culturali che avvengono nell'Italia e nella sua isola. Vota per l'annessione della Sicilia allo stato Sabaudo e favorisce il fidanzamento del nipote Tancredi (Delon), nobile ma senza soldi, con la bella Angelica (Cardinale), di umili origini ma ricca. Durante l'ultimo ballo a Palermo il principe presagisce l'inevitabile fine di un mondo ormai in declino ed anche della propria esistenza.
Idea Centrale
Un vecchio mondo tramonta per essere sostituito da uno nuovo che non tutti desiderano: la storia si vive, si respira anche malinconicamente attraverso la decadenza e la fine di un'epoca.
Analisi
È una rilettura del Risorgimento come rivoluzione mancata (il passaggio dalla Sicilia dei Borboni a quella dei Sabaudi) ed una lucida critica al trasformismo cronico delle classi politiche italiane. "Il Gattopardo", intriso di un lirismo amaro e malinconico, è lo struggente ritratto della fine di un individuo, della fine della nobiltà agonizzante, degli imperi e dei regni votati alla dissoluzione. Soprattutto la fine di un modo di ragionare, di intendere la vita ed i rapporti fra le classi sociali. Splendida la ricostruzione storica e le scene di massa, impeccabile la direzione degli attori, tutti perfettamente calati nella parte.
Note e curiosità
Celebre la sequenza conclusiva del ballo, per cui il musicista Nino Rota ha arrangiato un valzer inedito di Giuseppe Verdi.(Da "201 Film Capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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