La recensione del film Il fuoco della vendetta

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IL FUOCO DELLA VENDETTA - RECENSIONE

Il fuoco della vendetta recensione
Recensione

di David Di Benedetti
[Il fuoco della vendetta recensione] - Russell Baze (Christian Bale) è un operaio della Pennsylvania senza nessuna prospettiva per il futuro, di giorno impiegato nell'acciaieria locale e costretto, di notte, a prendersi cura del padre malato di cancro. Suo fratello Rodney (Casey Affleck), reduce da una missione in Iraq, resta coinvolto nel giro di una delle più brutali organizzazioni criminali del nord est degli Stati Uniti, invischiata in un losco e pericoloso giro d'incontri clandestini di lotta. Quando Rodney scompare misteriosamente, di fronte all'incapacità della polizia di fornirgli delle risposte, Russell, senza ormai più niente da perdere, decide di mettersi personalmente alla ricerca del fratello, rischiando la vita pur di scoprire che fine abbia fatto. Abbandonati il Sud degli USA e la musica country di "Crazy Heart", film vincitore di ben due Oscar nel 2010 (uno per l'interpretazione di Jeff Bridges, l'altro per la miglior canzone), Scott Cooper torna dietro la macchina da presa per presentare la sua personale declinazione di un tema alquanto caro alla cinematografia americana (e non solo), quello della vendetta. In più parti citazione esplicita de "Il cacciatore", capolavoro di Cimino con Robert De Niro e Christopher Walken, "Out of the furnace" è un film che spicca anzitutto per le sue affascinanti scelte fotografiche, che portano la firma del giapponese Masanobu Takayanagi (che ha curato, tra le tante, la fotografia de "Il lato positivo"). Quella di "Out of the furnace" in particolare è una fotografia ruvida e ricca di contrasti, fatta di colori spenti dai toni sbiaditi, come le cicatrici insanabili dei personaggi raccontati e come la periferia in cui essi conducono le loro nichilistiche esistenze. Il film di Cooper è un crudo viaggio attraverso temi non nuovi quali la famiglia, l'onore, il rispetto, la fratellanza, l'amore, uniti a temi attuali come la guerra e la crisi economica, il tutto guidato dalle ottime interpretazioni degli attori protagonisti (quella di Woody Harrelson prima fra tutte). Ciò che manca, però, all'opera seconda di Cooper, è proprio il tocco personale del regista, così come sembrano scarseggiare il ritmo e il coinvolgimento emotivo, causa una sceneggiatura priva di pathos, caricata di clichés e di momenti estremamente prevedibili. "Out of the furnace" rimane un tentativo apprezzabile (non tanto per il contenuto quanto per le scelte visive), che resta però paralizzato dall'immobilità emotiva della storia che racconta, a tratti scontata e prevedibile, e dalla freddezza con cui tratta un tema che ha trovato nella storia del cinema certamente migliori declinazioni. (La recensione del film "Il fuoco della vendetta" è di David Di Benedetti)
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