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Il fondamentalista riluttante recensione] - Lahore, Pakistan. Mentre nella città imperversano le manifestazioni studentesche, un professore americano in visita nella città viene rapito da un gruppo di fondamentalisti islamici. Il giorno seguente, il giovane professor Changez Khan (Riz Ahmed), sospettato di collaborazionismo con i rapitori talebani, viene intervistato dal giornalista americano Bobby Lincoln (Liev Schreiber) per conto della CIA. Il giovane professore inizia così a raccontare il suo passato come studente brillante a Priceton, poi come grande analista finanziario nella società Underwood Samson di New York guidata da Jim Cross (Kiefer Sutherland), che diventerà il suo mentore e grazie al quale conoscerà Erika (Kate Hudson), una giovane e talentuosa fotografa. Ma l'11 settembre del 2001 cambierà le vite di entrambi. Stremato dalla xenofobia e dai sospetti contro di lui e i suoi connazionali arabi, Changez decide di lasciare tutto e tornare in Pakistan, bisognoso di ritrovare se stesso, le sue radici e la sua identità. Diretto dalla regista indiana Mira Nair, vincitrice del Leone d'Oro alla mostra di Venezia per il suo "Monsoon Wedding" nel 2001, "Il fondamentalista riluttante" è tratto dall'omonimo best seller dello scrittore e co-sceneggiatore della pellicola Mohsin Hamid. Piuttosto curiosa è la volontà di una regista indiana di raccontare una realtà come quella pakistana, con la quale il popolo indiano è da sempre costretto a confrontarsi in uno scontro di cultura e identità dagli esiti a volte tragici, cui la storia contemporanea ci ha purtroppo abituato. Lo scontro culturale e identitario della pellicola non è, però, quello tra India e Pakistan, ma tra quest'ultimo e gli USA (dove la regista vive dal 1976), o, ancor meglio e più genericamente, tra Oriente e Occidente, nel momento della sua massima estensione. Un tema ancora oggi quanto mai attuale, di cui si fa portavoce il personaggio di Changez interpretato dal bravissimo Riz Ahmed (già visto nel controverso documentario "The Road to Guantanamo" di Michael Winterbottom e Mat Whitecross), giovane studente che vuole inseguire il suo personale e fulgido sogno americano, ma che non riesce a pieno nel suo intento a seguito dell'attacco alle Torri Gemelle. "Il fondamentalista riluttante" è un film che parla di integrazione, che svela le contraddizioni di un popolo apparentemente perfetto come quello americano, ma che a seguito di un attacco terroristico si rivela improvvisamente meno liberale. Ponendo da una parte gli USA, dall'altra il mondo islamico, la regista racconta un contrasto culturale basato sui rispettivi "precetti fondamentali": per gli Stati Uniti quelli dell'economia, che regolano la vita di tutto il mondo occidentale ponendone la ragion d'essere sul profitto e sulla produttività; per il mondo islamico quelli del Corano, i quali, distorti dall'interpretazione estremista, oscurano la bellezza e la cultura dei popoli musulmani. Convivono, quindi, nella pellicola, due punti di vista e due identità, e la regista ne critica con giustezza le reciproche convinzioni, affermando che, sebbene la violenza, l'odio e il potere monetario regnino sovrani nel mondo contemporaneo, esistono ancora piccoli spazi in cui la ragione e il cuore possono guidare gli uomini. Attraverso un sapiente dosaggio di tensione e ritmo, il film riesce a mantenere viva l'attenzione dello spettatore, anche se la trama corre su un filo che non sempre rimane teso, perché cede a volte su toni eccessivamente sentimentali. Nonostante ciò, "Il fondamentalista riluttante" è un film sentito, sincero, un film che vuole far riflettere chiunque si approcci ad esso mettendo a confronto due mondi e chiedendo non di schierarsi, ma di comprenderne le essenze e le motivazioni, e decidere se i popoli che li abitano siano, in fondo, così tanto diversi.
(La recensione del film "
Il fondamentalista riluttante" è di
David Di Benedetti)
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